Un viaggiatore senza frontiere. Video intervista a Gianluigi Longar Salvi.

Luciano Bozzo#

 

Si commuove Gianluigi Salvi quando parla del papà che è scomparso un anno fa.
La dura tempra del viaggiatore, abituato a tanti viaggi in solitaria nei più diversi angoli del mondo si scioglie in un pianto strozzato e commosso: “Io parto per il mio ultimo viaggio mi ha detto pochi giorni prima di morire”. Dal padre, anch’egli un viaggiatore, anch’egli un solitario e dallo zio che navigava per il mondo, Gianluigi “Longar” ha appreso la passione per l’avventura e per il viaggio, spesso intrapreso da solo. “Da Praino io mi sento sempre il viaggio nelle ossa. Viaggi in solitaria ne ho fatti tantissimi soprattutto prima di sposarmi: Nord America, Africa, Nord Europa, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda. Io amo la solitudine ma non l’isolamento che è cosa ben diversa ma ritengo che da soli un viaggio lo si apprezzi molto di più” ci racconta.
Gianluigi è nato e cresciuto a Pra’; la sua infanzia, la sua adolescenza l’ha trascorsa spesso sulla spiaggia e nel mare di Pra’; quasi sempre in acqua a nuotare o a pescare con la barca, con la lampara. Poi poco più che ragazzo da Pra’ se ne è andato: impossibile per lui assistere quotidianamente allo scempio del porto container che si divorava e distruggeva il suo mare, la sua spiaggia. Ma da Praino DOC a Pra’ è sempre rimasto legato. Ci confida di avere appena ristrutturato la vecchia casa praese dove sono nati suo papà e suo nonno: “L’ho ristrutturata con gli strumenti e le tecniche di inizio 900: ferri a mano, pialle, seghe a mano.” Uniche concessioni alla modernità: la corrente elettrica, l’acqua corrente e l’uso talvolta di un avvitatore.
E a dispetto della sua professione per la quale si trova ad avere a che fare con le più moderne tecnologie, l’amore per la tradizione e per le cose di un tempo lo accompagna anche nei suoi viaggi per i quali rifiuta di usare il navigatore satellitare preferendo affidarsi invece alle care vecchie mappe e cartine geografiche.
SuPra’Tutto l’ha incontrato a Pra’, un lunedi mattina dopo una domenica di pioggia e di “Allerta 2” ed a poche ore dalla partenza per l’ultimo dei

suoi viaggi in solitaria che lo condurrà da Albisola, dove oggi risiede e dalla natia Pra’ fino a Nordkapp, Capo Nord, uno degli angoli più sperduti e freddi dell’Europa e della Terra. Lo spirito avventuroso ed il ricordo del padre lo porterà dentro di se: con lui invece a fargli compagnia nei tanti giorni di viaggio il cane Balko, un bellissimo meticcio, frutto dell’incrocio tra pastore belga, husky e collie.
Quando l’incontriamo il Comitato Culturale Praese e la FondAzione PRimA’vera gli hanno appena consegnato un gagliardetto con il simbolo del nostro paese che Longar porterà verso il Grande Nord. Siamo seduti davanti al Centro remiero con le spalle alla foce del Rio San Pietro e mentre domande e risposte si susseguono possiamo seguire l’alternanza delle nubi e del sole, ancora caldo di metà settembre.

Gianluigi qual’è il significato e quali gli obiettivi di questo viaggio ?

Il significato parte dalle mie origini praine. Provengo da una famiglia di viaggiatori e questa sfida di un viaggio in solitaria insieme al mio cane Balko verso un luogo estremo mi attira molto. Inoltre tra gli obiettivi c’è quello di documentare con servizi filmati la situazione delle nazioni che attraverserò per quel che riguarda l’uso di energie rinnovabili ed il risparmio energetico. Ti dirò che proprio questa è la parte che più di altre mi ha spinto verso questa avventura. I viaggi, la scoperta della natura li ho sempre fatti; ho anche arrampicato per tanti anni e quindi un pò di soddisfazioni e di adrenalina me le sono tolte. Recentemente ho visto un programma televisivo che decantava i paesi del nord Europa per l’uso di energie green mentre relegava l’Italia agli ultimi posti in Europa per questi temi; beh questa cosa da tecnico progettista di impianti ad energie rinnovabili e da Italiano non mi è andata bene. Così mi è venuta voglia di andare a verificare lo stato dell’arte e le realizzazioni in queste nazioni. Verificherò se davvero siamo in coda o se invece come credo le cose anche da noi vanno un pò meglio. Vorrei conoscere e magari rubare qualcosa alle altre nazioni che sembrerebbero più avanzate in questi campi. Ho una mappa dei luoghi e degli impianti che conosco e che andrò a visitare. Altri ne scoprirò lungo il viaggio.

So che questo viaggio/evento è all’interno di un più ampio contesto.

Il 2015 è stato dichiarato come anno della luce dall’UNESCO. E l’agenzia di comunicazione “Punto a Capo” di Savona ha creato l’evento “Esperienze illuminanti” che il 13 novembre si svolgerà al Priamar di Savona, un evento legato al tema del risparmio ottenuto grazie all’ora legale (valutato in 90 milioni di Euro solo per l’Italia) e dell’uso delle energie rinnovabili. All’interno di questo progetto è previsto un viaggio-reportage filmato e documentato in solitaria fino a Capo Nord pensato per me e per il mio cane. La direttrice dell’Agenzia, che è una cara amica, aveva pensato a me perchè in me vede unite la passione per l’avventura dei viaggi in solitaria, le competenze professionali sul tema delle fonti di energia pulita e la voglia di dimostrare che in fondo non siamo un paese sempre in fondo alle classifiche.

Se non sbaglio, su questi argomenti, da tecnico, esperto del settore hai potuto realizzare ottime cose tecnologicamente avanzate.

E’ vero; in Liguria, a Varazze ad esempio noi Praini abbiamo realizzato il primo palazzo interamente alimentato con le sole energie rinnovabili e che conta ben 17 caldaie elettriche; abbiamo poi messo in piedi il progetto di un impianto ad idrogeno in Valle d’Aosta. Adesso mi sto interessando ad un prodotto che si chiama carbonex, un derivato dai rifiuti che si avvicina molto al carbone per resa energetica inquinando però molto meno (un 25% in meno). Alba e Bra sono i primi comuni che lo utilizzano derivandolo dai rifiuti. Ogni tonnellata di spazzatura può rendere 1 MW di energia termico-elettrica inquinando meno dei termovalorizzatori perchè non provoca residui come la diossina. Se la spazzatura infatti viene opportunamente trattata e poi bruciata in un forno da cementificio o da centrale termo-elettrica (tipo Vado Ligure) non crea residui.

Torniamo al viaggio. Partirai stanotte alle due. Perchè una partenza notturna ?

Io sono sempre partito di notte, come faceva anche mio padre del resto: così come da giovane mi piaceva “andare a lampara di notte”. In fin dei conti perchè amo la notte.
Attraverserò la Germania, la Danimarca, e attraverso un nuovo ponte, la Svezia passando per Malmoe e Goteborg. Nel centro della Norvegia passerò per la Atlantic Road che dicono sia la strada più bella d’Europa. Il viaggio dovrebbe durare tra i 15 ed i 20 giorni. Dormirò in macchina e viaggerò con il mio cane Balko. Mangerò i viveri che mi porto da casa; io poi sono abituato a mangiare qualsiasi cosa.
Al ritorno passerò per Finlandia, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Germania. Mi sento attratto dai paesi dell’Est Europa che non ho mai visitato.

Prevedi anche dei tratti a piedi ?

Sicuramente. Io sono fatto così. Quando vedo un posto che mi piace, lascio lì la macchina e inizio a camminare.

E’ vero che ti porterai dietro una piantina di basilico ed un mortaio per prepararti il pesto nel buio di Capo Nord ?

Confermo in pieno. E qui si vedono le mie origini praine. Mentre preparavo il pesto per degli amici sudafricani mi è venuta l’idea di portare il nostro pesto, il nostro basilico, il vero cuore di Pra’ anche in questo remoto angolo di mondo e di prepararmi anche lì un bel piatto di trenette con il pesto nella maniera più tradizionale, con il mortaio ed il pestello fatto da mio padre.
E poi pianterò una piantina di basilico nel freddo e nel buio del punto più a nord dell’Europa.
(E al termine dell’intervista è avvenuta la consegna dei mazzi del pregiato basilico di Pra’ dell’azienda Sacco a Gianluigi Longar per il suo viaggio – N.d.R.)

E da vero Praino ci puoi dire anche il perchè del tuo nick name Longar ?

Io sono nato in un quartiere di Pra’ che si chiama Longarello e Longar deriva proprio da questo, non tanto dal fatto che sono alto come qualcuno potrebbe pensare.   Io sono nato in una casa di Via Gerolamo Ratto appunto a Longarello e sono felice e fiero di portare questo nome in giro per il mondo.

Cosa pensi di poter incontrare dal punto di vista emotivo in questo viaggio e cosa pensi di riportarti indietro.

Prima ancora delle bellezze del paesaggio e della natura quello che amo di più nei miei viaggi è conoscere le persone. Io amo tantissimo comunicare. Mi piace anche entrare nella confidenza e, se possibile, nella casa delle persone così come la mia casa è aperta 24 ore su 24.

E pensa che ho viaggiato per il mondo pur quasi senza conoscere una parola d’Inglese; giusto adesso sto frequentando dei corsi d’Inglese perchè in effetti può essere utile anche per il lavoro. Mi sono sempre fatto capire magari a gesti ma sono sempre riuscito ad entrare in contatto ed in relazione con le persone ovunque sono stato. Del resto gli Italiani per esprimersi sanno usare le mani forse più di tutti gli altri popoli; la persona dall’altra parte capisce che tu vuoi comunicare con lui e di conseguenza è disposta ad aiutarti. E non bisogna mai avere vergogna di chiedere aiuto quando ne hai bisogno.

Come sei cambiato rispetto ai tuoi primi viaggi della gioventù.

Naturalmente sono cambiato tantissimo; sono maturato grazie alle tante esperienze fatte, facendo tesoro sia degli incidenti di percorso che delle tante soddisfazioni di cui ho goduto ma ho sempre mantenuto inalterata la voglia ed il desiderio della scoperta. Ti confesso poi che ho sempre avuto paura, paura dei viaggi, paura quando andavo ad arrampicare e se sono ancora qui adesso forse è proprio perchè ho avuto paura; la paura è un fuoco che ti tiene sempre acceso ed attento alle cose, ai rischi, ai pericoli. Del resto nei viaggi in solitaria è un pò come quando arrampichi; in quel caso sei sempre solo e sei padrone delle tue azioni e se sbagli una mossa sei finito; ed anche nel viaggio solitario non puoi permetterti di sbagliare. Pensa bene prima e poi fai il passo è il mio modo di approcciare le cose. Peraltro io non ho mai organizzato prima il mio viaggio ed anche in questa occasione a parte il cibo, a parte il gasolio, ed alcuni luoghi in cui far tappa parto senza avere di fatto pianificato il tragitto.
C’è però tanta gente stupenda che mi sostiene, ad esempio gli sponsor e tra i questi l’azienda per cui ho il piacere di lavorare: FIDRA Fabbricazioni Idrauliche una azienda di Praini che è veramente tra le prime in Italia e che mi sostiene sempre entusiasticamente.
Con gli anni poi mi sono abituato a bere poca acqua; è un’abitudine che ho imparato attraversando luoghi particolarmente aridi. Io bevo al mattino e poi alla sera, quasi mai a metà della giornata. In compenso rispetto ai miei 20 anni oggi so apprezzare il piacere del vino.

Una curiosità; ti sei preparato una colonna sonora particolare da ascoltare lungo il viaggio ?

Io amo tantissimo la musica soprattutto il rock degli anni 60 e 70 ma questo sarà il primo viaggio che farò senza autoradio; credo che nel silenzio si riesca ad apprezzare tutti i suoni ed i rumori che altrimenti non sentiresti.

Dietro a questo viaggio c’è anche uno scopo benefico.

Proprio così. Io non faccio solo il termo-tecnico ed il viaggiatore; nel 2013 ho conosciuto il Burundi, una terra molto bella ma molto difficile, una nazione che ha una grande ricchezza dal punto di vista umano, ma che deve fare i conti con una povertà atipica. Lì la gente non soffre la fame ma hanno solo acqua di superficie che è molto inquinata ed i bambini muoiono come le mosche. A Buyengero c’è un orfanotrofio gestito dalle Suore Rossello di Savona. Mi sono chiesto come potevo aiutarli; mi sono fatto mandare un campione dell’acqua che bevevano, l’ho fatto analizzare in tempi molto rapidi ed ho trovato la macchina giusta a raggi ultravioletti per eliminare i batteri inquinanti. Poi con mia moglie siamo andati in Burundi. Con un pò di fortuna ho scoperto una sorgente che scendeva dall’alto e che si perdeva in un piccolo villaggio dov’era sprecata; l’ho recuperata, l’ho deviata, ne ho lasciato una parte al villaggio e l’ho portata all’interno del convento. In questa missione non riuscivano a fare una doccia da 27 anni. Sia per lavarsi che per cucinare usavano l’acqua dei bidoni. Per bere e cucinare la facevano bollire sopra le stufe a legna senza però sapere che ciò non era sufficiente per uccidere i batteri nocivi: questo provocava mal di pancia, dolori e a volte anche la morte delle persone. Gli ho dato l’acqua diretta riadattando un vecchio impianto di trent’anni prima, ed ora hanno un’acqua bevibile sempre disponibile.
E’ stato il mio primo viaggio umanitario e ho avuto la soddisfazione di riuscire a fare qualcosa di buono e questo mi ha dato tantissimo. Non serve mandare i soldi o il cibo che poi in buona parte cadono nelle mani di predoni e profittatori. Serve andare là e portare impegno, competenza, know how e voglia di aiutare.

Per concludere come ti definiresti: viaggiatore, esploratore, turista, o cos’altro ancora ?

Io mi sento legato al mondo anglo-sassone e dell’Irlanda in particolare mi affascina l’immagine dei “Traveler”, viaggiatori su carrozze a forma di botte ed io mi definisco “A Longar traveler without frontiers”, un viaggiatore senza frontiere.

 

Chi volesse donare un aiuto per la missione in Burundi può farlo versando ciò che vuole sul conto:

Longar Traveler Without Frontiers G.B.Salvi

Banca Carisa iban: IT36W0631049270000051385380

Gianluigi Longar Salvi

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