Un film visto al cinema Palmaro: “LION – la strada verso casa”

Elis@ Provinciali –

Il piccolo Saroo vive la sua infanzia in un villaggio nell’entroterra di Madras; pur nella miseria, e’ ricco di affetti ed esperienze: la dolcezza della mamma, che aiuta a raccogliere pietre, l’ amore e l’identificazione per l’adorato e protettivo fratello maggiore, con cui condivide attivita’ per portare a casa un po’ di cibo, sfidando a volte rischi per l’incolumita’…una sorellina piu’ piccola cui badare, i suoi giochi liberi in una natura selvaggia: un bimbo sereno ed audace, dai grandi e profondi occhi scuri, dal sorriso irresistibile che desidera emulare il fratello e sentirsi “grande”.Per questo motivo, una sera lo segue per raccogliere balle di fieno, ma il sonno lo coglie alla stazione ferroviaria e…la narrazione, a questo punto, imbocca il registro del pathos e delle forti emozioni, mostrandoci il piccolo che si risveglia su un treno in corsa verso Calcutta, solo, disperato, indifeso, inconsapevole  della realta’: si trova ad oltre 1500 km da casa, ha fame e sete, nessuno lo ascolta, nella gran confusione umana, tra la folla indifferente e minacciosa. Lo spettatore e’ magneticamente avvinto alla successione degli eventi vissuti da Saroo, che pur nella sua tenera eta’, ha sviluppato una certa forza, un intuito che lo porta a sfuggire a terribili pericoli, affidandoci solo al proprio istinto di sopravvivenza e cercando la solitarieta’ dei bambini suoi simili. Lo sguardo , la serieta’ del suo visino, “bucano” lo schermo ed arrivano dritti al cuore, mentre passano i mesi ed il piccolo sopravvive, incredibilmente, in una citta tentacolare ed insidiosa, trovando piccoli rifugi ed espedienti.

 Un caso fortuito lo conduce in un orfanatrofio molto piu’ simile ad un lager, dal quale ha la fortuna di poter uscire, per essere adottato, da una facoltosa coppia di coniugi australiani, e dopo un lunghissimo viaggio, si trova in Tasmania, un mondo del tutto nuovo, a cui si adattera’, grazie al suo buon carattere ed alla bonta’ dei suoi nuovi genitori.

 Con un ellissi temporale di vent’anni, ritroviamo Saroo, giovane realizzato, con tanti amici, un amore,studi universitari conclusi brillantemente e progetti per l’avvenire. La sua vita, tuttavia, e’ turbata: schegge di ricordi che emergono, la spina nel cuore della mamma naturale perduta, la confusione sulle proprie origini, non riuscendo a definire il proprio paese di nascita. Il protagonista,inoltre, ha un “fratello” adottato molto problematico, Mantoush, che si trova a dover accudire per evitare che il suo comportamento ferisca la famiglia. Quanta differenza con Guddu, fratello si sangue, che era il suo idolo, e che non ha mai dimenticato. Non e’ sereno del tutto, Saroo, ed intraprende, con l’aiuto di Google Hearth, un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, per ritrovare le proprie radici, aggrappandosi alle poche informazioni che da bambino di 5 anni, poteva avere e che riemergono via via da angoli rimossi della sua coscienza.

 Anche in questa fase, si viene coinvolti emotivamente da questo “Viaggio verso casa” (titolo dell’opera biografica del vero Saroo Brierley)…sono due mondi che si contrappongono e si uniscono, due continenti agli antipodi, per un affresco molto realistico e ben confezionato, dove il sentimento di “appartenenza” e’ fortissimo, ed e’ veramente difficile non commuoversi quando vediamo Saroo abbracciare finalmente l’anziana madre e la sorella, nel poverissimo villaggio, mentre tutti gli abitanti partecipano all’immensa gioia di questo ricongiungimento.

Il regista, Garth Davis, ha realizzato una pellicola di grande impatto, accurata nella ricostruzione e nell’approfondimento dei personaggi, che vanta innumerevoli menzioni e riconoscimenti. Nel cast emergono il piccolo Sunny Pawar, semplicemente strepitoso, e Dev Pattel, altrettanto bravo ed espressivo, che interpretano Saroo da bambino e poi ragazzo, una dolce ed empatica Nicole Kidman, oltre a vari attori indiani e statunitensi , che danno vita ad un’opera corale, ricca di sentimento, assolutamente da vedere e non soltanto a parer mio.

Nei titoli di coda, veniamo a sapere che in India oltre 80.000 bimbi all’anno si perdono, dissolti negli “slum” delle grandi e piccole citta’, in un India ricca di contraddizioni, splendore e miseria. amore e crudelta’.

Cio’ costituisce un ulteriore e forte spunto di riflessione, ed un impegno per tutti, sopratutto i “potenti della terra”, affinche’ si vada verso un mondo piu’ giusto, privo di dolore per i bambini innocenti.