Elisa Provinciali-
Il regista di questo avvincente e sincero racconto correva il forte rischio, con il Papa vivente ed attivo, di realizzare una pellicola agiografica,ma Sergio Luchetti, che tra l’altro è non credente, ha saputo narrarci un Bergoglio umanissimo, a volte contraddittorio, partendo dai suoi vent’anni, una fidanzatina e slanci di partire per una Missione in Oriente, in seguito religioso di successo,ed infine, sofferente e partecipe per le aberrazioni perpetrate dal regime post-Peron.
Per l’autore di “Mio fratello è figlio unico”, l’inizio del cammino è stato insidioso, ma poi ”Chiamatemi Francesco”ha preso il suo carattere e una direzione ben definita: quella di un film laico, con una forte componente politica, ed una recitazione ed ambientazione estremamente realistica, situata sui due piani narrativi dell’oggi e del passato…con quest’ultimo che occupa la maggior parte del film.
Il protagonista, Rodrigo de la Serna, attore argentino, di cui ricordiamo due interpretazioni in ruoli altrettanto carismatici e collegati, in un certo senso, a questo film:I diari della motocicletta e Cronaca di una fuga-Buenos Aires 1977, riempie lo schermo, letteralmente, con la sua interpretazione: nei tratti somatici e nella gestualità, ricorda moltissimo il giovane Bergoglio e cattura lo spettatore, con la sua intensità ed aderenza al personaggio. 
Agiscono in lui due pulsioni forti e contrastanti, quali il senso di giustizia e l’amore e protezione per i poveri e gli oppressi,che si trovano a confliggere con il rigore gesuitico e l’aderenza ai dettami della Chiesa, in quel periodo piuttosto connivente e supina nei confronti del potere dittatoriale di Videla.
Il rapporto di Jorge, giovane Provinciale Gesuita, con il regime argentino a cavallo degli anni dal ’76 all’ 81, è pienamente coerente con una certo modus operandi comune alla società sudamericana, ovvero mantenere un comportamento ufficiale, all’interno delle regole, ed uno ufficioso, che quelle stesse regole trasgredisce, per ascoltare la propria coscienza…ovviamente, una condotta nascosta, celata, ma non per questo meno efficace. Grande parte della Chiesa è militante, e supporta i parenti dei desaparecidos, i miseri abitanti dei barrios più degradati, i contadini strozzati dallo strapotere dei grandi proprietari terrieri: umanità vasta e dolente, verso la quale lo spettatore prova sentimenti di empatia, e di orrore per le sequenze più crude di sopraffazione.
Sergio Hernandez, (Jorge anziano) l’attore cileno che ricordiamo in “Gloria” e in “No-i giorni dell’arcobaleno”, e’ figura altrettanto viva ed iconica, pur se meno fisicamente simile al Papa odierno, ed è molto significativo il suo tormento interiore nella chiamata a Roma. I giorni del Conclave si susseguono, fino alla fumata bianca che si eleva, accompagnata da una sua risata liberatoria.
Sarà il vero Bergoglio ad affacciarsi al balcone, 
appena eletto, salutando i presenti con l’ormai celebre”Fratelli e sorelle, buonasera! I miei confratelli sono andati a prendere il nuovo Papa ai confini del mondo!”
In conclusione, una pellicola interessante, molto ben recitata, con un’ottima regia e scelta del cast, che merita la visione ed il successo di pubblico che sta avendo.
Davvero ben articolata, ricca e interessante la recensione al film, che stimola la curiosità e fa desiderare la visione di una rappresentazione che ha al centro una figura certamente straordinaria, dono di Dio alla Chiesa, qual è Papa Francesco.
Quando la Chiesa sceglie i suoi Pontefici riesce sempre a sorprenderci per la lungimiranza e per la capacità di lettura e interpretazione dei segni e delle urgenze dei tempi. Anche in questo si esprime la sua inarrivabile grandezza: nell’averci sempre donato straordinarie guide spirituali, capaci di toccare le corde delle coscienze universali.Tutti avevano accolto con grande entusiasmo e commozione il nuovo Santo Padre, il modo di porsi all’esordio del suo mandato, la sua semplicità, la sua umiltà, un linguaggio comprensibile a tutti. “Vengo dalla fine del mondo”, aveva detto: voleva dire forse … vengo da luoghi lontani e spesso dimenticati, nello spazio e nel tempo, per allargare l’orizzonte verso realtà umane e condizioni esistenziali che ci sono sovente nascoste, ignote o estranee. Povertà materiali e spirituali, emarginazioni, solitudini, dolori e sofferenze che stanno qui e altrove, in un mondo un po’ egoista e ignavo, indifferente e litigioso. Un mondo dove l’invidia e la cattiveria spengono spesso l’amore. Grande Papa Francesco! Ambasciatore mondiale della pace, dell’amicizia tra i popoli, difensore degli ultimi ma severo e capace di usare lo staffile per cacciare i mercanti dal tempio! La sua umiltà sappia spostare la nostra attenzione e i nostri sentimenti verso la vita degli altri, ci restituisca mitezza, benevolenza, temperanza, umanità, comprensione.
Per aprire i nostri cuori, per volerci bene. Ne abbiamo davvero bisogno.
E non sono a Natale!
Le vicende dell’Argentina risaltano molto, nel film e creano pathos e dramma…l’attore che fa Bergoglio è davvero “in ruolo”, simpatico, persino bello,ha un sorriso ed occhi intensi. Incarna bene la lotta tra l’ubbidienza alla Chiesa e l’ascolto della sua coscienza di cristiano.
C’e un certo “salto” per quanto riguarda la fidanzatina, che viene messa in secondo piano, rispetto alla vocazione, non è molto approfondito,in questa circostanza.
Bergoglio anziano non somiglia per nulla a Papa Francesco, ma del resto, si vede abbastanza poco ed in penombra o di spalle.
Un film che mi ha divertita, commossa e catturata.
Il film è stato interessante e utile per capire meglio papa Francesco quando si rivolge agli ultimi e ai potenti.