Sviluppo, salute, benessere per Pra’ e per il Ponente

Maria Luisa Decotto –

Il Ponente è stato, fin dalla prima rivoluzione industriale dell’800, la zona del genovesato in cui si sono sviluppate le grandi industrie che hanno fatto la fortuna dell’Italia e anche degli imprenditori che le hanno avviate. All’epoca i cosiddetti “padroni delle Ferriere” condividevano con le loro maestranze il luogo di residenza, e questo dava una certa garanzia perché tutti respiravano la stessa aria e sentivano gli stessi rumori. Poi non fu più così: gli imprenditori diventarono sempre più “prenditori” e spostarono le loro residenze ben lontano dai luoghi in cui si producevano i loro profitti, mentre la differenza tra Levante (residenziale) e Ponente (operoso e operaio) si facevano sempre più marcate e decisamente inique. Oggi nascono nuove consapevolezze ed è ormai acclarato che sviluppo e benessere ambientale devono andare di pari passo, non foss’altro perché la salute, e soprattutto la sua mancanza, oltre a produrre sofferenza e difficoltà è un costo pesante per l’intera collettività. Dalle nostre parti il vero “mostro mangia-salute” è il Porto di Pra’, che genera indisturbato inquinamento di vario tipo, soprattutto dell’aria, ma anche acustico, e ha modificato il microclima per cui in estate non esiste praticamente più la cosiddetta “arbaxia de ma” o brezza marina che in passato alleggeriva il caldo nelle sere estive. Davanti a Pra’ adesso si estende una immensa superficie di asfalto ma soprattutto di container di ferro che si scaldano e restituiscono calore durante la notte. Ormai da anni conveniamo tutti sulla assoluta necessità di cambiare registro, di trovare soluzioni, e il cambiamento climatico ci incalza facendoci capire che ormai c’è poco tempo. In questa situazione si sono innescati altri processi che paventano per noi un ulteriore aggravamento di ciò che già sopportiamo. Infatti, qualche anno fa, quando Pra’ stava addirittura sparendo dalle carte geografiche, depauperata anche dei suoi monti (Punta Martin e Pennello) e dei luoghi storici appartenenti da secoli a Pra’ (tipo i famosi Piani di Pra’ o il Castelluccio di Pra’ ), un manager ingegnere praese, affiancato da altri due ingegneri praesi amanti della loro terra decise di dare vita alla FondAzione PRimA’vera, per dare un segnale forte di rinascita e di orgoglio della propria storia e delle proprie radici proponendo soluzioni per i problemi che ci affliggono. Quei “visionari” trovarono ben presto molti concittadini pronti a sostenere questa idea e dalle loro capacità venne fuori la visione di “Pra’ Porto Amico”, un porto che imparasse a dialogare e interagire con il territorio ospitante, diminuendo i disagi e aumentando il benessere per i cittadini e il territorio che lo ospita. Un concetto ripreso dalla Commissaria Europea alla portualità che qualche mese fa in visita a Genova disse: “Il Porto deve adeguarsi alle esigenze della città e non la città adattarsi alle esigenze del Porto”. Purtroppo però da un cassetto in cui era accuratamente riposto ecco uscire fuori un progetto, che chiamare aberrante è poco, che prevederebbe praticamente il raddoppio (si, avete letto bene) della piattaforma portuale di Pra’, e questa chicca era sta preceduta dall’idea di costruire a Pra’ i cassoni per la nuova Diga di Genova realizzando addirittura un impalcato che avrebbe diminuito lo specchio acqueo ancora esistente davanti a Pra’ Longarello e a Pegli Lido, uno spazio prezioso che viene usato per attività sportive sia di vela sia di canottaggio. Ovviamente la protesta è partita immediatamente e finalmente la minaccia dovrebbe essere definitivamente scongiurate, grazie all’azione congiunta e sinergica di Municipio, cittadini, comitati, e Vice-Ministro alle infrastrutture, attivato dal Presidente del Municipio. Perché “Pra’ Porto Amico” sicuramente è l’obiettivo strategico da perseguire: nell’idea di porto visualizzata dalla FondAzione PRimA’vera, lungo il sesto modulo è prevista una sistemazione definitiva ad uso ricreativo, nautico e sportivo, prolungando lungo tutto il lato di levante della piattaforma portuale le dune alberate e la pista ciclo-pedonale, così come davanti al sestiere praese di Palmaro è stata progettata una passeggiata con una “lama d’acqua” (in “work in progress” con il progetto PINQUA) che separi il porto dalle case. E’ fondamentale che la visione tracciata dalla FondAzione diventi parte integrante del nuovo Piano Regolatore Portuale, affinché si realizzi il “nostro” porto e non quello sognato e auspicato da coloro che pur di avere business e visibilità non si fanno scrupoli di gettare sulle spalle dei Cittadini nuovi pesantissimi pesi e disagi che lor signori non toccheranno neppure con un dito. E qui termino, senza parlare della farsa di “Autorità Portuale” per l’elettrificazione delle banchine di Pra’, tra l’altro realizzata solo a metà, e che pur essendo pronta da alcuni anni non può funzionare perché la burocrazia dice che non si sa “chi dovrà vendere la corrente agli armatori”. Ma, ci si domanda, chi deve emettere la normativa o impegnarsi affinché ciò venga fatto, se non la stessa Autorità Portuale? Viene spontaneo raccomandare a tutti, cittadini, comitati, politici, amministratori, di non fare di questa importantissima battaglia per la qualità della vita un’occasione per guerre di posizionamenti, per cui “io voto contro solo perché lo hai proposto tu” e per obbedire agli ordini di scuderia. I cittadini non sono stupidi, queste cose le vedono e le comprendono benissimo e sarebbe bello rivedere quanto accadde negli anni ’90 quando ci fu una mobilitazione generale, senza distinzione alcuna di casacche partitiche e senza sottostare a nessun diktat. Quando l’allora Sindaco ascoltò e cambiò idea circa l’ampliamento della piattaforma portuale e si iniziò anzi a costruire la passeggiata ciclo pedonale lungo il lato sud del Canale di Calma e il parco urbano poi intitolato al dottor Achille Dapelo. Facciamo in modo che anche questa volta, senza bandierine ma “coram populi”, tutti insieme si produca un altro miracolo: aree verdi e alberate invece delle cataste di container vuoti, elettrificazione funzionante, prolungamento della passeggiata e delle dune, ponte ciclo-pedonale sul Canale di Calma e magari anche un belvedere e un ristorante di prodotti tipici praini. E’ perciò auspicabile che la preannunciata manifestazione del 30 settembre p.v. sia a-partitica, non scada in un essere contro qualcuno, qualcosa e specialmente non “contro tutto “, ma sia focalizzata sul problema residuo, tangibile, attuale, di trasferire altrove anche il prospettato e assai poco gradito “cantiere logistico”. Viva Pra’, viva il Ponente.