#Francesco Provinciali –
Fino a quando esisteva questa figura nell’ordinamento giudiziario, un Pretore poteva disporre il sequestro sull’intero territorio nazionale di un film contrario al “comune senso del pudore”.
Non mi risulta che qualcuno abbia indagato sul dilagare dei centri massaggi cinesi, sulle prestazioni offerte, sul tariffario, le tasse pagate, i permessi sanitari e di soggiorno: eppure basta girare a Milano o Roma o Genova per rendersi conto che sono più numerosi dei lattai e dei panettieri. Per non parlare dei negozi che vendono oggetti di ogni tipo, chincaglierie e giocattoli non omologati dalla C.E. Con quale fatturato? Con quali garanzie di legalità? Con quale rispetto delle regole e delle consuetudini della nostra tradizione e della nostra civiltà?
Ci sono quartieri dove i minori cinesi sono impiegati nei lavori manuali con orari impensabili e spesso con un alto tasso di inadempienza scolastica.
“La Cina è vicina”, era il titolo di un film di Marco Bellocchio del 1967 : sono passati più di 50 anni e possiamo dire che la Cina e i suoi prodotti commerciali hanno invaso l’occidente e il mondo.
Nei giorni scorsi è stato firmato un accordo che prevede interscambi ancora più intensi rispetto a quelli già in atto: il Ministro del lavoro ha riferito che tale accordo vale 2,5 miliardi su un potenziale di 20.
Siamo abituati alla politica delle iperbole e delle promesse, forse è il correlato speculare di una campagna elettorale no-limits.
Eppure chi ha la mia età avverte un senso di declino inarrestabile che attraversa il Paese: basta osservare il territorio, lo sfascio ecologico, l’urbanizzazione delle deroghe e dei condoni, la carenza di lavoro, la precarietà come condizione antropologica prevalente, il degrado morale, la corruzione, l’immigrazione clandestina fuori controllo, il permissivismo etico, il razzismo montante, l’odio sociale dilagante.
Un quadro d’insieme molto ben descritto nel 52° Rapporto CENSIS, che parla di egoismo, cattiveria e rancore. Senza farne una diatriba politico-partitica ma descrivendo ciò che si percepisce dell’Italia di oggi.
Sono nato in riva al mare molti anni fa e ho visto a poco a poco distruggere l’ambiente in cui ho vissuto i primi 40 anni della mia vita: il porto di Genova Prà è diventato un ecomostro che ha degradato il contesto spezzando la sostenibilità e l’armonia dell’insieme. Se uno fosse stato lontano da quel posto negli ultimi 30 anni e ora tornasse dovrebbe chiedere: “Dove siamo qui?”. Il porto di Genova Prà è diventato l’icona mondiale dello stravolgimento ambientale: ora davanti alle case il mare non si vede più, solo uno sterminato ammasso di container, con relativi rumori assordanti, polveri, inquinamento della terra e del mare. Ora leggo che tra i 29 punti del “memorandum” d’intesa c’è l’accordo che China communications construction company dovrebbe stipulare con l’autorità portuale di Genova e di Trieste per rendere questi porti “ i terminali in Europa della via della seta”.
Si può solo immaginare cosa potrà accadere di ancora più sconvolgente per quella fascia di litorale ridotta ormai a enorme piattaforma di carico-scarico di container provenienti da tutte le parti del mondo.
Questo porto, non voluto certo dagli abitanti del ponente cittadino fu deciso altrove, Singapore, Montecarlo, non si sa: ora pare che in base alle intese raggiunte possa essere ancora ampliato per diventare appunto il terminale europeo dell’import-export con la Cina.
Si ascrive il tutto ai destini ineluttabili della globalizzazione e si fiutano affari e interessi ma sembra strano che chi si oppone alla TAV in modo viscerale accetti e sottoscriva una ipotesi che preveda questa “destinazione d’uso” di una parte di territorio genovese, passando sopra la testa dei suoi abitanti.
A Ischia mi pare sia stato concesso un condono edilizio “totale” per valorizzare la vivibilità di quel contesto.
Per Genova si sceglie dunque un destino diametralmente opposto?
La valutazione circa l’opportunità di accordi diretti Italia-Cina non è stata molto gradita nelle cancellerie del resto d’Europa.
Se politica ed economia si intrecciano ormai in modo talmente stretto da renderle inseparabili qualcuno si domanda se questo “sbilanciamento” solo italiano verso la Cina non rischi di compromettere ulteriormente l’unità e la coesione europea.
Il 26 maggio andremo a votare per un’Europa di cui non avvertiamo identità e senso di appartenenza, piuttosto cogliamo attriti, frazionamenti, distinguo, veti incrociati. Dalla Brexit ai gilet gialli a Parigi, dal declino della Merkel al compattamento dei Paesi di Visegrad, l’Europa è un ibrido istituzionale malaticcio e diviso quasi su tutto. Ciò determina un indebolimento nella negoziazione politica che – lo abbiamo sottolineato- è speculare al declino economico.
USA, Unione Sovietica, Cina e India perseguono visibilmente interessi monopolistici per essere reciprocamente prevalenti: Trump non ha certo visto di buon occhio un’OPA della Cina lanciata sull’Italia ma – attraverso il nostro Paese- tendenzialmente estensibile al vecchio continente. Né credo che Putin ne sia soddisfatto. Qual è il potere contrattuale di un’Europa frazionata, con Governi che la vogliono lasciare, forze politiche sovraniste e nazionaliste, Paesi in recessione economica?
Se L’Europa si presenta indebolita e fragile ai consessi mondiali non saranno certo i brodini e i pannicelli caldi dell’U.E. a rinforzarla.
Come sarà composto il prossimo parlamento di Strasburgo? Se prevarranno le forze centrifughe e non si creeranno intese unitarie ma – soprattutto- se non prenderà corpo e visione una politica estera condivisa e sostenuta il nostro vecchio, amato continente rischierà lo sfaldamento comunitario e diventerà terra di conquista delle grandi potenze.
Il fenomeno migratorio non ha ancora trovato una ricomposizione e una gestione da parte dell’U.E: da questo punto di vista l’Italia, in quanto paese di frontiera è l’anello debole della catena.
L’ Europa paga il prezzo delle politiche coloniali del passato e non pare in grado di trovare intese per sostenere la pace sociale, la nascita di ordinamenti civili e istituzionali e la crescita economica dei Paesi poveri del continente africano: la deriva in atto non vede altre soluzioni oltre la politica dei respingimenti o quella dell’accoglienza tout-court senza garanzie e tutele.
E’ stato calcolato che entro 20 anni la Nigeria diventerà il terzo Stato mondiale per consistenza della popolazione e che circa un quinto di essa sarà stanziale in Europa.
L’accordo intercorso tra Italia e Cina avrà aspetti positivi ma sottende esiti imprevedibili.
Il mondo sta rapidamente cambiando e la sua gestione, a partire dalle faccende di casa nostra, diventa sempre più difficile. Affiora uno spaesamento esistenziale tra la gente comune.
L’Italia è un Paese in svendita, restano ben pochi “gioielli di famiglia”. E molti italiani, giovani o pensionati, lasciano il Paese in cerca di lavoro o di una serena e sostenibile vecchiaia.
Ci siamo sempre definiti “azzurri”: vedremo se tingendoci di rosso del sol levante le cose cambieranno e in quale direzione.
Raccolgo in giro un certo pessimismo.
Articolo bellissimo da Corriere ella Sera!
Fa piacere leggere un italiano raro e perfetto.
L’analisi è impietosa ma vera.
Qui rischiamo di mangiare polli di plastica e uova scadute in cambio di bottiglie di Barolo e barattoli di pesto.
Diamoci una mossa prima che sia troppo tardi.
Dobbiamo continuare a vigilare e non mollare mai la presa…
Ricordo cmq che il nostro porto di Pra’ e’ gia’ sotto il controllo di Singapore…
Alla fine, nessuno di noi sa in che cosa consiste veramente questo accordo, per ora abbastanza nebuloso da poter significare tutto o niente.
Alla recente convention di Spediporto, i soliti amministratori facevano abbastanza gli splendidi, parlando di grande futuro per Genova. Se quello che hanno in mente sono navi sempre piu’ grandi, containers come se piovesse, infrastrutture e viabilita’ che squarciano le montagne in due per favorire la c.d. Via della Seta, possiamo solo sperare che si apra comunque un dibattito per rendere tutto ciò compatibile ed “umano”. Siamo stanchi del fatto che il business ed il Dio Denaro vengano sempre prima del benessere dell’uomo e dell’ambiente, senza essere oscurantisti, credo che dobbiamo darci una regolata.
Con cio’, bene la gronda, il terzo valico, il TAV, ma magari senza gasarci troppo, cum grano salis!
Francesco efficace e sul pezzo, come sempre.
Bisogna parlare con l’autorità portuale che deve esprimersi non stare in silenzio. E il municipio del ponente?
Speriamo che Pra non diventi veramente il terminale della Cina in Europa. Per noi sarebbe una tragedia. Ma ve lo immaginate il Porto ancora più grande e rumoroso e inquinante? Questa catastrofe va evitata a ogni costo. Possibile essere così sfigati?
Sarebbe una catastrofe, impossibile che nessuno sappia di più. Io non mi interesso di politica e non faccio vita associativa, odio le riunioni e le perdite di tempo. Ma quelli che si sono fatti eleggere in municipio che cosa ne pensano? Il nostro Presidente Chiarotti ha delle buone o cattive notizie per i suoi concittadini? Tacere o far finta di niente è il peggio del peggio che si può immaginare. Vuol dire che a decideremo sono davvero gli altri
Se nessuno dice niente è perchè ancora non si sa niente. Ma questo non è un buon motivo per non informarsi. Io penso che a Roma chi ha sottoscritto i 29 punti dell’accordo neanche conosce i posti e il territorio dove questi cambiamenti dovrebbero essere realizzati. Non credo sia malafede ma ignoranza. Che è ancora peggio. Ma se il campanello d’allarme suona bisogna che qualcuno si svegli. A cominciare dalla Fondazione, poi il Municipio del ponente, il Comune, l’Autorità portuale, la Regione. Forse tutti aspettano ordini?
E i cittadini semplici quelli senza titoli o incarichi quando sapranno il destino che li aspetta?
Al 99% se di Porto si tratta non è quello vecchio da dove partono i traghetti e le navi da crociera ma è questo di Prà, destinato solo all’import export commerciale. Alla Cina interessa di invadere l’Europa dei suoi prodotti. Se come dice Di Maio questo accordo vale 2,5 miliardi di euro, per i cinesi vale 10- 20 volte tanto.Questo significa che se quello che si legge sarà presto o tardi realtà, possiamo già metterci il cuore in pace che il terminale di cui si parla è quello che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno.
E questa non sarebbe una grande notizia. Sarebbe una disgrazia. Ma questi articoli di giornale sono considerati come quelli della Gazzetta dello Sport. Finita una partita di calcio si parla dell’altra. Era rigore? non era rigore? Alla gente forse interessa solo questo tipo di notizie. Per il resto si affida ai soliti politici che fanno solo promesse e non le mantengono mai.
Bisogna sapere se il termine PORTO di GENOVA significa il vecchio porto o quello di Prà. Dato che a noi ci è toccato il traffico import export commerciale temo proprio che la questione riguarderà Prà.
Altro che catastrofe! Sarebbe la FINE. Ma qualcuno deve sapere qualcosa: il Sindaco, l’autorità portuale il nostro Municipio del ponente.
Oppure hanno firmato a Roma senza dirci niente? Quando pensano di informarci? Faranno come quando hanno cominciato il primo riempimento senza che nessuno sapesse qualcosa?
sarebbe vergognoso e inquietante.
Chi ha firmato SA. Quindi dica a Genova che destino deve aspettarsi e che ruolo e che destinazione avrà Prà come terminale della via della seta (che bel nome per mettercelo in quel posto!)
I soliti bene informati che scrivono anche qui su Fondazione sanno certamente come stanno le cose. Non possiamo accontentarci di promesse o smentite vaghe.
Fuori il rospo.
Gente sveglia!, non facciamoci abbindolare ancora con promesse vane, questo accordo con i cinesi porterà inevitabilmente (Genova gli spazi sembra averli solo a Pra) ad un ulteriore distruzione del territorio di Pra.
Dobbiamo unirci e passare da subito ad azioni legali contro questi signori, ricordo che la “Class Action” è legge dello Stato.
Il comune , l’autorità portuale e il nostro Municipio del ponente DEVONO DARE DELLE Risposte. Capito? DEVONO! Qui si mette male. Una class action si fa per una violazione di legge. Ma ora che il Governo ha firmato l’accordo, cosa si impugna? I prassi dormono facendo sogni d’oro oppure hanno paura di esporsi? I soliti ciarlatani che qui minacciano fuoco e fiamme dove Sono finiti? Dicono tutti ora basta e poi treppano se gli mettono le mattonelle sui muri e gli posano due aiuole piene di escrementi di cani . Io sono giovane ma già schifata . Mi pare che la politica locale non si vuole sputtanare coi capoccia Genovesi e Romani
Di balle a Roma ne dicono tante, promesse elettorali e sparate di palle di fumo. Vedremo cosa i cinesi vogliono fare a Genova e se riguarda anche Pra. Siamo sempre con le orecchie aperte
Enrica,
la class action, approvata dal parlamento alcuni giorni fa si può fare contro i responsabili di tutto questo disastro ambientale(comune,porto ecc.)anche se non c’è una violazione di legge, se si ritiene che siano stati lesi i diritti fondamentali dei cittadini.
Comunque in questi anni nel territorio di Pra non si è rispettato l’art. 32 del Costituzione Italiana che dice “deve essere tutelata la salute dei cittadini”e i rispettivi decreti leggi che dal 2000 parlano di tutela ambientale.
Comunque no so se tu sei un avvocato?, io no.
Poi se non basta c’è la Corte Europe dei diritti.
Per sapere se è possibile intraprendere azioni legali comunque bisogna fare riferimento ad un esperto del settore.
Non sono un avvocato ma credo che si possa fare se c’è una lesione di diritti.
Direi che su questo ci siamo: qui di diritti ne sono stati lesi e tanti anche.
Alla salute, alla salubrità dell’ambiente, alla tutela del paesaggio, all’ecosostenibilità ambientale.Hanno rovinato mare ed entroterra. Se davvero amplieranno il Porto di Prà (qui c’è spazio , nel vecchio porto di Genova, quello storico no) si creerà una piattaforma smisurata e TUTTE le MERCI via nave dirette in Europa faranno tappa e destinazione a Prà.
Accolgo il tuo invito a darsi da fare, anche io sono meravigliata, anzi basita dal silenzio della politica, da quella locale a quella nazionale.
Dovremo forse chiedere a super-Toninelli? Ma che risposte vuoi che arrivino dal Governo e da Roma? Solo risposte generiche come tutto quello che stanno facendo: stiamo lavorando, vedremo., faremo, diremo.
Il timore anzi la certezza è che quando sapremo qualcosa sarà ormai troppo tardi.
Mi domando a cosa serva la democrazia decentrata se le informazioni non arrivano sui posti dove ci sarà il terminale di cui si parla.
Io abito a Pegli ma questa storia del porto di Prà che diventa terminale in Europa del traffico navale della Cina mi terrorizza perchè TUTTO il PONENTE sarà stravolto e ne subirà le conseguenze.
Dobbiamo scappare tutti all’estero?
Chi ha scritto questo articolo ci ha messo la faccia e l’analisi dell’articolo non fa una grinza, esamina la politica di espansione cinese in Europa a 360° . Chiaro che la parte debole dell’Europa è l’Italia, la parte debole dell’Italia è Genova esposta a diventare terminale di tutti i flussi commerciali via mare dei cinesi e infine la parte debole di Genova come area portuale è il porto di Prà.
Vediamo se qualcuno coglie lo spunto per approfondire.
Questo è il secondo round: il primo l’abbiamo perso con il porto come è stato finora, il secondo sarà quello della sua espansione.
Meditate gente, meditate.
E’ una cosa da approfondire assolutamente e subito, senza far passare tempo inutile ad aspettare risposte e chiarimenti, conferme e smentite che non arriveranno mai.
Non possiamo svegliarci una mattina e vedere altri riempimenti mare, altre gru, per nuove piattaforme.
Ne abbiamo le tasche piene di questo di porto.
Ci manca che lo allunghino e lo allarghino ancora, lo sfacelo sarebbe totale.
Ma quelli che si lamentano sempre per un cartello, per un marciapiedi, per una aiuola, per una ringhiera perchè stavolta non prendono posizione?
E’ TUTTO DA CHIARIRE! E non possiamo aspettare che lo raccontino a figli e nipoti. Ora basta raspare a Prà.
Buonasera. Grazie a chi è intervenuto. Io ho solo scritto ciò che tutti abbiamo letto sui giornali.
Non chiedo niente a nessuno, non ne ho l’autorità.
Ma se si hanno notizie sulla possibilità che grazie a questo accordo il porto di Prà possa ampliarsi ulteriormente…. beh, credo sarebbe bene farle girare ai cittadini.
Sempre meglio sapere per tempo: la conoscenza delle cose è un elemento costitutivo della DEMOCRAZIA, partecipata o diretta che sia.
Grazie a tutti per aver letto il mio modesto contributo
Francesco Provinciali
Grazie s Lei per aver approfondito la questione in modo così approfondito e documentato. Se tutti facessero così invece che lamentarsi e basta, avremmo molte informazioni che non conosciamo e anche degli approfondimenti eruditi che si leggono solo sui quotidiani e non sempre in modo così oggettivo e completo. Unique e credo di interpretare i sentimenti dei lettori siamo noi a ringraziare Lei. Ora chi sa parli specie le autorità preposte che non possono far finta di non aver letto e capito. La questione è molto chiara, Lei l’ha spiegata in modo magistrale.
Sicuramente quando si parla di Porto di Genova ci si riferisce al Porto di Prà, nell’accordo Italia-Cina.
E’ questo di Prà il porto commerciale, non ci piove.
Si può dunque risalire al memorandum firmato dai due Paesi per vedere cosa c’è scritto di preciso.
Un sindaco lo può fare, Un presidente portuale anche.
Intanto noi aspettiamo la risposta.
Quello che c’è scritto sui giornali è troppo breve, le cose vanno approfondite, bisogna drizzare le orecchie come i cani.
Certo, drizziamo le antenne,ma occorre fare alcune considerazioni:fermo restando l’interessante articolo ed i dubbi che esso pone,ed ammettendo che si parli del Porto di Pra’, ma non ne siamo sicuri al 100%, ricordo che la settimana scorsa Paolo Emilio Signorini, Autorita’ Portuale del Mar ligure Occidentale (ovvero Genova, Pra’, Vado e Savona), e’ intervenuto in un Consiglio Municipale che si e’ svolto nel Teatro del Ponente ex Cargo, davanti ad una platea di c/a 300 cittadini piuttosto inferociti per le prospettive dello spostamento depositi Carmagnani e Superba, previo ulteriori riempimenti del porto di Pra’.
Orbene, data la ferrea contrarieta’ del pres.te Chiarotti e dei molti cittadini di Multedo, Pegli, Voltri e PRA’ intervenuti, Signorini ha dovuto abbozzare e dicHiarare che “SARANNO RISPETTATI I PATTI VENTENNALI CHE IMPEDISCONO ALLARGAMENTOI DELLA PIATTAFORMA PORTUALE AD EST, A OVEST ED A SUD. QUESTA AUTORITA? PORTUALE NON EFFETTUERA’ ALCUN INTERVENTO O MODIFICA INFRASTRUTTURALE SUL TERRITORIO SENZA IL PIENO CONSENSO DEGLI ABITANTI”.
Ora, se l’italiano non e’ un’ opinione, io direi che un minimo di tranquillità la potremo avere, sempre ovviamente vigilando, perche’ questi possono mentire o girare le cose se gli conviene, ma RAGAZZI NON SIAMO SUDDITI!
La Sovranita’ appartiene al popolo, che la esercita NEI LIMITI PRESCRITTI DALLA COSTITUZIONE: NON E’ CHE ADESSO ARRIVA CIU-EN_LAI A COMANDARE IN CASA ALTRUI. CI VUOLE ORGOGLIO E TIRARE FUORI LE PALLE!
E’ di tutta evidenza che Di Maio ha fatto un’operazione propagandistica, per sollevare un po’ le sorti del suo governo che vacilla e della sua leadership ai minimi termini.
Altro hanno fatto Francia e Germania, che hanno stipulato contratti reali, hanno venduto aerei o altre merci.
Ergo, prima di gridare AL LUPO AL LUPO, certamente ci informeremo, solo l’ipotesi di Pra’ terminale della Cina fa tremare le vene ed i polsi, ma con calma e senza allarmismi, per piacere…almeno, questa e’ la mia opinione!
Appunto: un’opinione. Ne circolano tante, può girare anche questa.
Il problema consiste in questo: il presidente Signorini può promettere ciò che vuole o che può davanti a 300 cittadini inferociti.
Ma se il memorandum sottoscritto da i ministri e dai Premier di Italia e Cina diventa esso stesso legge o produce leggi dello Stato, può venire chiunque che le leggi dello Stato si applicano e precedono qualsiasi decisione o diniego dell’autorità locale.
Quindi resta il DOVERE di informarsi da parte di chi spetta per evitare sorprese. I Cinesi se ne sono tornati nel loro Paese con degli accordi sottoscritti bilateralmente, questo vuol dire che ci sono obblighi e accordi tra le parti.
Se è stato il Governo a sottoscriverli, piaccia o no diventano esecutivi. Solo che bisogna conoscerne il contenuto. Informatevi! Che si allarghi il porto di Genova storico o quello recente di Prà è questione di scelte politiche non di chi grida più forte.
Che si ampli il porto antico di Genova o il nostro ecomostro in entrambi i casi si tratta di due pessime notizie. E se non tocca a noi subire l’invasione della gerenza cinese non è che possiamo consolarci se la cattiva sorte toccata a Genova . Le autorità locali prassi e Genovesi hanno il dovere di capire che cosa accadrà e magari di farcelo sapere. Bellicosa a parole ma servono i fatti
Preferisco commentare questo intervento che trovo più documentato. Quello del flash mob ha scatenato un putiferio inutile: chi c’era, chi non c’era? Mi domando se c’è gente che sopravvive solo per intervenire a gamba tesa.
Ci vogliono analisi documentate, bisogna informarsi prima di aprire bocca.
I tumulti popolari non risolvono nulla, la gente che grida di mandare alla forca i compagni di sventura fa il gioco dei politici sordi e muti che giocano alle tre tavolette.
E’ sciocco per non dire stupido accapigliarsi tra vittime, è una guerra tra poveri, cornuti e mazziati. Eppure c’è chi gioca a dividere anzichè unire. Sembrano i bambini dell’asilo, c’ero prima io, c’ero prima io, Tu non c’eri. L’altro si accontenta.L’altro vuole le targhe e le mattonelle….A me sembra che questa della Fondazione sia l’unica cosa seria in piedi e che funziona. Tutto il resto sono proteste che durano un giorno e non portano da nessuna parte. Bisogna rispettare chi si impegna da anni e anni e organizza iniziative, contatti, incontri, che pubblica un giornalino on line… insomma che FA , non che blatera al vento.
Grazie Fondazione!
Grazie Luciano…si leggono volentieri le parole di una testa pensante!!!
Hai centrato il punto.