Pra’ come la Fenice

Guido Barbazza#

La figura giallo oro che spicca al centro dello stemma del Comune di Pra’è una palma, a simboleggiare Palmaro, il sestiere praese più antico, su uno sfondo verde che rappresenta un prato, Pra’, dove sorgono i suoi sestieri, rappresentati dai dischi verdi in campo rosso, in alto, fra cui, appunto, Palmaro. Per le vicende recenti del nostro paese, così travagliate, così intense, così incalzanti, bisognerebbe oggi aggiungere un altra immagine simbolica al nostro stemma: la “Fenice”.
La Fenice è un uccello mitologico, dalle piume dorate, assomiglia ad un aquila, ed ha la peculiarità di risorgere dalle sue stesse ceneri con il motto “Post fata resurgo”: “dopo la morte torno a rialzarmi”. Pra’, come la Fenice, è arrivata sull’orlo del baratro, quasi clinicamente morta, la bellissima spiaggia interrata, coperta di detriti e rifiuti di ogni genere per costruire un porto invasivo ed inquinante. Le belle colline, digradanti verso l’azzurro del mare, con alberi di ulivo, da frutta, e orti, e serre di basilico coperte da colate di cemento, per costruire orrori urbanistici devastanti. Infine, perfino la cancellazione dell’identità, con le scandalose improprie denominazioni di porto e casello, per anni attribuiti ad una delegazione limitrofa dove, di tali opere, non se ne trova neanche un centimetro, e poi giù, per non farci mancare niente, anche pezzi di territorio storico praese trasferiti a Pegli in maniera truffaldina, “aummaumma”, nella penombra dei meandri più maleodoranti della burocrazia pilotata, perchè “così magari si possono vendere le nuove case, le nuove colate di cemento, ad un prezzo più alto”, e persino zone collinari praesi trasferite a Voltri, e ciò senza neanche un apparente, valido motivo, se non quello, evidentemente assai di moda negli ultimi decenni, di “togliere a Pra’ per dare a Voltri”, di togliere a chi ha problemi per dare a chi di problemi non ne ha, come se fosse l’opera di Superciuk, la caricatura fumettistica di “Alan Ford” che “toglieva ai poveri per dare ai ricchi”.
Robe da matti. Ma Pra’, negli ultimi tempi, ha reagito, è risorta dalle sue stesse ceneri, ed è riuscita a riprendere in mano il proprio destino prima di cadere dentro al baratro senza fine della disaffezione, della delusione, del degrado, del pessimismo, dell’oblio. La visione di Pra’ Futura tracciata dalla FondAzione PrimA’vera, con il “Porto isola”, il progetto “Ridiamo il mare a Pra’ Palmaro”, il  “Centro Civico Culturale Praese”,  la “Cittadella dello Sport” ha convinto i Praesi che è possibile tornare a vivere in una Pra’ bella (seppur diversamente) come un tempo, e forse ancor di più.

A partire dal POR – Pra’ Marina che, abbattendo “il muro”, facendo sparire la disgustosa striscia della ex linea ferroviaria sta ricongiungendo l’abitato al suo litorale. Anche se la nostra delegazione in questi giorni è di fatto un grande cantiere, con indubbi disagi aggiuntivi, facendo attenzione si possono scorgere i primi scorci belli e positivi generati dal POR, ad esempio i lampioni in stile ottocentesco in continuità con quelli della Fascia, i nuovi alberi e ciuffi di verde, e le rotonde ed i marciapiedi lastricati in cubetti di porfido e pietre di mare. Tra le varie cose, gli ampi spazi in piano che si delineano con il POR sottolineano il significato del nome della nostra delegazione, che deriva da “Prata”, in quanto unica località in zona che possa vantare un territorio litoraneo pianeggiante. Impressionanti sono gli scorci che cominciano ad apparire quà e la per chi transita sulla via Pra’: il verde del Parco Dapelo con i bimbi che vi giocano, il campo di calcio della Praese, con i suoi spalti e la gente che grida ed incita i giocatori, la piscina, le palazzine, le palme della Fascia, le tute multicolori di chi fa jogging, corre, va in bicicletta. Certo, chi si trova ancora, in quel di Pra’-Palmaro, ad aprire le finestre e trovarsi davanti un bel mucchio di container, potrà obiettare che lì, la Pra’ Futura, ancora non si vede, ma proprio per questo ha tutto da guadagnare e niente da perdere a sostenerne l’idea e i relativi progetti. Il fatto, pesante, positivo, è che Pra’ ora ci crede davvero, e tramite la FondAzione ha anche gli strumenti, le idee, la rappresentanza, l’identità per far si che le proprie necessità ed aspettative vengano ascoltate, amplificate e tradotte in soluzioni concrete.
La nostra travagliata delegazione, negli ultimi anni “vaso di coccio” (Pra’) tra i due vasi di ferro (Pegli e Voltri) non ha più complessi di inferiorità ma, anzi, si rivela oggi la parte più effervescente e in evoluzione del Municipio, cosituendone di fatto il suo “centro”. L’ex vaso di coccio è oggi diventato di ferro, perdippiù apportatore di positività: una Pra’ che ritrova la sua identità, anche geografica e territoriale, che si rigenera, si recupera, si rivaluta, oltre a sè stessa arricchisce e rafforza il Municipio e Genova tutta. Come recitano le parole della Messa da Requiem in Re minore K626 del grande Wolfgang Amadeus Mozart il momento, finalmente, è giunto: “Pra’ resurget ex favilla”. Pra’ risorge dalle faville, dalle sue stesse ceneri.
Buon Natale e tanti auguri di  “Pra’ Futura” a tutti.