Elisa Provinciali – L’andar per mare e’ collegato alla fratellanza, al soccorso, all’assistenza: una legge non scritta , ma incisa profondamente nel cuore di chi naviga e’ soccorrere chiunque sia in difficolta’. Ben dagli anni ’80, Genova è laboratorio di marineria ed educazione dei giovani al contatto con l’elemento che piu’ caratterizza la nostra terra, quel mare che e’ storia, cultura, scienza, formazione.
Se pensiamo alla Nave Scuola “Niccolo’ Garaventa”, varata nel 1883 ed in esercizio fino al 1977, il cui cappellano fu Don Gallo, si chiarisce questa vocazione: oltre 12.000 ragazzi orfani, abbandonati ed in precarie condizioni sociali , vennero cosi’ educati alla disciplina, apprendendo i segreti della navigazione, coltivando interessi concreti: le rotte,i venti, i mari, le stelle.
Da allora, molte cose sono cambiare, ma non e’ mutata l’attenzione che viene riservata, in tutto il Mediterraneo, alla formazione dei giovanissimi alla vela ed al diporto, con particolare riferimento ai soggetti svantaggiati o con disabilita’ psico-fisiche, che vengono, ove possibile, riabilitati e gratificati dalla pratica sportiva.
Il progetto “Cercando Calipso”, al suo secondo anno, nasce cosi’, come elemento collaterale al Salone Nautico, attraverso 9 municipi cittadini, d’intesa con le realta’ ludico-associative del territorio. Si sviluppano percorsi di socializzazione ed integrazione per 130 minori a rischio , con le attivita’ marinaresche tradizionali del territorio.
A Pra’ possiamo vantare sicuramente almeno due realta’ di questo tipo, presenti nella postazione dedicata nel luminoso piano terra del Ducale : la societa’ “Canottaggio per tutti”, che con il presidente Mazzanti ed il suo staff, promuove la voga per ragazzi diversamente abili e non solo. E’ osservabile la canoa “Happy”, facilmente manovrabile e priva di pericoli, che viene utilizzata anche per regate nazionali.
La pratica della vela per le persone con difficolta’ motorie, e’ rappresentata invece dall’ A.S.D.P.S. Sapello, che dispone di 2 “Dream”, deriva biposto dalla linea che ricorda un “Coppa America” tipo “Azzurra” in miniatura, dove tutte le manovre sono eseguibili in totale sicurezza, stando seduti in un apposito sedile profondo. Con queste versatili imbarcazioni, la societa’ praese effettua allenamenti ed alcune regate annuali, incrociando le prue con altre imbarcazioni della stessa classe, negli specchi acquei di Stintino (Sardegna), La Spezia, Malcesine sul Garda. Il presidente Villa promuove al massimo queste attivita’ di vela solidale alla “Sapello”.
Sabato 24 settembre, e’ stato presentato alla cittadinanza il progetto, con la partecipazione di alcuni specialisti, scrittori, medici educatori, presidenti di societa’ del “navigare per educare”, e cosi’ via, presentazione aperta al pubblico, svolta nella Sala del Minor Consiglio del palazzo.
In contemporanea, le persone interessate hanno potuto prendere visione dell’esposizione di esemplari di barche adatte, e di pannelli esplicativi, curiosando nell’affascinante mondo del mare solidale, dove Pra’ ha fatto una parte consistente e significativa.
Cercare Calypso è trovare una via, uno scopo, un approdo felice: si puo’ a ragione dire che Pra’ naviga in questa direzione.
Nella mitologia greca, Calypso è una Oceanina, una Nereide, una Ninfa, una Divinità del mare. E è bellissima la metafora che vede i nostri ragazzi diversamente abili alla ricerca di quest’anima del mare, così ricca di significati e tanto carica di suggestioni per il luogo in cui viviamo. Una connotazione, quella marina, che fa parte della nostra storia e un aspetto intensamente umano che approdano al Ducale portando alla ribalta il nome di una parte di Genova che sempre più emerge dall’anonimato della periferia e da decenni di anni “a perdere”. Bene, mi fa molto piacere. Bravi tutti per l’iniziativa, la capacità e, soprattutto, la passione e la dedizione con cui si lavora nelle nostre Associazioni.
Come sempre, Elisa, bell’articolo. Mi permetto un sorriso su quel passaggio che cita la nave “Garaventa” … io non ero una bimba monella, ma qualche minaccia di finire sulla “Garaventa” in punizione l’ho presa anch’io. Ricordo che la cosa mi spaventava abbastanza e oggi pediatri ed esperti di comunicazione griderebbero probabilmente allo scandalo o al danno psicologico infantile … cose d’altri tempi. Che possono far riflettere, ma sicuramente, per l’appunto, strappano un sorriso e si vestono come sempre del dolce rimpianto della giovinezza.
Grazie, cara Paola, del bellissimo commento, come ogni volta frutto di attenta lettura ed interesse.
Anche io ricordo che.”Ti mando al Garaventa!”era una minaccia di educazione, spartana, rigida, inflessibile…concordo, i tempi sono cambiati, e lo stampo formativo di quel genere farebbe scoppiare una bagarre, appunto tipo “Telefono Azzurro”!
Se contestualizziamo ai tempi ,tardo ottocento, pero’ ci sta tutto che moltissimi ragazzi “discoli” ed in situazione di svantaggio socio-culturale, si siano evoluti, abbiano appreso un mestiere, si siano tolti dalla strada, non credi?
Ho visitato un’antica nave scuola a Rottherdam e sono rimasta impressionata dagli spazi esigui dedicati agli allievi: praticamente dormivano in strette amache,vi erano poi aree dedicate allo studio della teoria,ahime’ alle “punizioni”, alla mensa, tutto molto essenziale ed ho immaginato la dura vita che si svolgeva a bordo.
Cmq, come giustamente rilevi, il richiamo a questa storica istituzione e’ la premessa per valorizzare la pratica marinaresca fin dalla giovane eta’, privilegiando i fanciulli in stato di disagio e il nostro territorio questo fa, per tradizione, per sensibilita’degli amministratori e delle societa’.
Un ultimo accenno alla ninfa Calypso: il mito narra che Ulisse, nel suo peregrinare, si fermo’ sette anni nella sua isola, e che dal loro amore intenso nacquero due figli…Una Dea del Mare, come ricordi correttamente, bellissima ed immortale. Suggestivo…
Concordo, Elisa.
Per il concetto di “educazione” comune in quel tempo, la “Garaventa”, nel suo intento di coniugare “vita di mare” e “redenzione sociale” era perfettamente volta allo scopo: accogliere ragazzi sventurati e difficili e, nell’isolamento che li allontanava dalle tentazioni e dalle cattive compagnie, “raddrizzarli” insegnando loro un mestiere. Come si diceva, cose d’altri tempi. Per fortuna e per disgrazia al tempo stesso. Perché, a mio vedere, sempre sotto una luce intelligente e ripulito di ogni eventuale eccesso di brutalità, un po’ di quel rigore, per certi … “discoli”, chiamiamoli così, sarebbe una mano santa. Nel frattempo, per tornare all’argomento dell’articolo, la ricerca di Calypso ci suggerisce un’immagine splendida ed emozionante: quella dei nostri ragazzi che escono fisicamente in un mare che li aiuta nel contempo ad uscire dalle loro difficoltà. Hai ragione, immensamente suggestivo …
Grande Paola…MA PERCHE’ NON SCRIVI UN PO’ PER NOI? e’ un’ offerta concreta e sincera, saresti una risorsa preziosissima per SuPra’tutto!
Purtroppo, non posso allettarti con una ricompensa pecuniaria, tutto “a gratis” come si dice:-)
Pensaci, ti prego.