Piero Calamandrei, il Feldmaresciallo e i fratelli Meldi

Giuseppe Bruzzone –

Quest’anno sarà il secondo 25 aprile diverso dal solito per ricordare la liberazione dal nazifascismo: nessuna manifestazione, nessun assembramento (parola ultimamente la più gettonata), le piazze resteranno deserte. Le lapidi a ricordo dei caduti per la libertà senza corone. Ma l’importanza di questa data rimane, per questo vorrei citare la storia di una poesia conosciuta nell’ ultimo anno, quando frequentavo l’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei, letta dalla professoressa di italiano. Finisce con una verso che tanti conoscono “Ora e sempre Resistenza”. Questa non è proprio una poesia bensì un’ epigrafe, scritta da una persona che non era un poeta: Piero Calamandrei. Chi era ? Fu un giurista (Firenze, 21-4- 1889 – Firenze 27 -9-1956), visse nella prima metà del ventesimo secolo, combattente alla Grande Guerra , spirito liberale, attraversò il ventennio fascista e il periodo della II guerra mondiale. Professore dell’Università fiorentina, fu uno dei fondatori del Partito d’Azione e uno dei membri dell’Assemblea Costituente. Poi attivo conferenziere sulla Resistenza. Scrisse l’ epigrafe (in data 4.12.1952 ) dedicandola a Duccio Galimberti, grande figura della Resistenza piemontese, in risposta ad una dichiarazione del Feldmaresciallo Albert Kesselring, il comandante supremo delle truppe naziste di occupazione in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale: sotto i suoi ordini furono commesse molte stragi dalle forze nazifasciste, tra cui quella delle Fosse Ardeatine a Roma e quella di Marzabotto. A guerra conclusa, nel 1947, Kesselring fu processato e condannato a morte, ma in seguito la pena gli fu commutata in ergastolo, che però non scontò in quanto venne liberato nel 1952 per “gravi motivi di salute”. Tornato in patria fu accolto come un eroe dagli ambienti neonazisti, di cui per altri otto anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa, Kesselring disse pubblicamente di non pentirsi affatto delle sue azioni: affermò che gli italiani avrebbero dovuto essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che dovevano erigergli un monumento per il suo operato. L’epigrafe “ad ignominia”, fu collocata nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di protesta per la scarcerazione del criminale nazista. Anche Prà ebbe le sue vittime della barbarie nazifascista. Chi passa in vico Bignone,  nei pressi del civico 25     vedrà una targa commemorativa, vicino alla casa dei fratelli Meldi; Alfredo, operaio di 21 anni e Celso marinaio di 23 anni; partigiani “cittadini”, membri della Brigata Est SAP 334 ( SAP significa Squadre d’ azione Patriottica). Denunciati   vigliaccamente, furono arrestati il 4 novembre del 1944, imprigionati e torturati alla casa dello studente di Genova. A seguito di uccisioni di collaborazionisti nazifascisti nel genovesato, per rappresaglia fu eseguito l’ordine del feldmaresciallo Kesserling: ventidue prigionieri politici tra cui i due fratelli furono prelevati nella notte tra il 2 e 3 dicembre dal carcere di Marassi, condotti nella zona di Portofino in località Olivetta furono fucilati e per finire gettati in mare zavorrati con pietre. L’ eccidio fu tenuto segreto: i famigliari degli uccisi per diverso tempo sperarono che fossero vivi credendoli deportati in Germania. Che orrore! Solo dopo la Liberazione si seppe dell’eccidio. La famiglia Meldi era originaria di Sestri Ponente, e ai due fratelli è dedicata una via sulle alture, in zona San Giovanni Battista. Ai tanti martiri della Resistenza siamo debitori della nostre libertà civile . Dobbiamo ricordare quello che è successo, il pensiero, gli esempi, le gesta di uomini e donne che si prodigarono al riscatto e a guadagnare il rispetto delle forze alleate vincitrici della guerra, e insegnare ai giovani che un popolo che non conosce la propria storia può ritornare se poco attento a rivivere il periodo buio del feldmaresciallo. Eccolo, il testo della lapide ad ignominia, affissa anche in altri comuni italiani che subirono eccidi dalle forze nazi fasciste. Buona Festa della Liberazione

Lo avrai camerata Kesselring

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA