Quanto inquina una portacontenitori ?

Velocifero –

L’allarme rosso partì dal giornale cinese China Daily Asia che, il 20 Maggio del 2016, con l’articolo “le emissioni delle navi asfissiano la regione” annunciò che «una grande nave portacontenitori in navigazione emette quantitativi di ossidi di zolfo (SOx) pari a 50 milioni di autovetture diesel». L’ingegnere navale Tomas Aminoff, “consulente specialista in combustibili alternativi e soluzioni innovative” si è così preso la briga di andare a verificare i calcoli cinesi, ed ha recentemente pubblicato su Linkedin un interessante rapporto. L’ingegnere ha preso come riferimento una nave portacontenitori da 14.000 TEU, (Ndr: come quelle che normalmente fanno scalo al Porto di Pra’) ed una Ford Focus diesel, modello 2017 e, approfondendo i calcoli e facendo ulteriori valutazioni tecniche è arrivato alla conclusione che l’ordine di grandezza comunque non cambia, affermando con convinzione e sicurezza che «una nave portacontenitori emette tanti ossidi di zolfo quanto 19 milioni di auto». Il dato è scioccante, ma manteniamo la calma. Infatti le navi emettono tali quantitativi di zolfo solo quando sono in navigazione in mare aperto ed usano nafta pesante che contiene mediamente il 3% di zolfo, mentre, grazie alle norme dell’Unione Europea che limitano allo 0,1 % il contenuto di zolfo durante la sosta in porto, le emissioni “solforose” vengono pesantemente ridotte annullandole quasi totalmente in vicinanza dell’abitato. Da misurazioni ed analisi effettuate dal Porto di Anversa risulta che l’impatto delle emissioni di zolfo delle portacontenitori in navigazione è avvertibile finchè si trovano entro 10-20 miglia dalla costa. Le misurazioni effettuate ad Anversa hanno anche confermato che l’introduzione delle norme EU hanno portato ad una drastica riduzione della concentrazione di S0₂ nell’aria portuale e limitrofa, con sensibile miglioramento della salubrità dell’aria respirata dai cittadini. E’ utile ricordare che le emissioni dei motori delle navi contengono lo zolfo principalmente sotto forma di Biossido, o S0₂, facilmente disperdibile nell’aria, che però combinandosi con l’ossigeno tende a generare S0₄, che permane nell’atmosfera per periodi più lunghi.

Le condizioni atmosferiche locali e la direzione del vento giocano ovviamente un ruolo importante nella dispersone e concentrazione degli inquinanti nell’aria. Il problema per la salute dei cittadini è che gli ossidi di zolfo contribuiscono alla formazione dei particolati (PM) o polveri sottili, pesantemente dannosi per la salute. Per Pra’ quindi il problema non è tanto quanto inquinano le navi in mare aperto, quanto piuttosto se rispettano le norme EU, cessando quindi di utilizzare nafte pesanti con contenuto di zolfo durante la permanenza in porto. Però fumate nere e colorazioni giallognole di tanto in tanto si vedono, e la Capitaneria di Porto di Genova, a più riprese interpellata dalla FondAzione PrimA’vera, non ha mai fornito alcuna documentazione scritta sull’effettuazione di controlli specifici in tema di emissioni sulle navi presso il Bacino portuale di Pra’. Non risultano peraltro mai effettuate da Autorità Portuale di Genova campagne di rilevamenti sull’impatto delle operazioni portuali sulla qualità dell’aria cittadina, o quantomeno non sono mai state rese pubbliche come invece è stato fatto ad Anversa o in altre nazioni dove evidentemente la salute dei propri cittadini è motivo di maggiore attenzione che dalle nostre parti. Nel Mare Baltico alcune Capitanerie di Porto utilizzano anche speciali droni per prelevare ed analizzare campioni di gas di scarico provenienti dalle navi in navigazione, visto che lassù al Nord è vietato l’utilizzo di combustibili contenenti zolfo anche durante la navigazione, nella zona cosiddetta “SECA – Sulfur Emission Control Area”. Da noi in Mediterraneo, purtroppo, non c’è nessuna SECA e le navi possono eruttare zolfo a piacimento fino a che non ormeggiano. La scarsa attenzione a queste tematiche da parte delle autorità cittadine evidenziata in occasione della conferenza di Primo Canale sul rapporto Porto-Città del 16 ottobre scorso non fa che accentuare le preoccupazioni. Per questi motivi la FondAzione PrimA’vera, sollecitata dalle richieste dei cittadini, il 21 Ottobre u.s. ha formalmente richiesto all’Agenzia Regionale Ligure per la protezione dell’ambiente uno specifico incontro affinchè «siano posizionate centraline Arpal per il rilievo del rumore e della qualità dell’aria nel territorio della Delegazione di Genova – Pra’ (Tratto di litorale tra il Castelluccio di Pra’ – Rio San Antonio e le Officine Verrina di Pra’ – Rio San Giuliano)». Attenzione, se “Atene” (Pra’) potrebbe piangere, “Sparta” (Pegli, Voltri e zone limitrofe) non dovrebbero ridere, in quanto nessuno è in grado di dire dove il “vento monello” vada poi a depositare gli ossidi di zolfo. Per fortuna che a Pra’ tira spesso vento di Tramontana.