Guido Barbazza #
Forse non tutti sanno che, a Pra’ e a Kansai, in Giappone, dall’altra parte del mondo, più o meno contemporaneamente, si sono svolti avvenimenti simili che però sono stati gestiti ed hanno generato conseguenze ben diverse per le rispettive popolazioni. Erano gli anni ’60 quando venne l’idea di costruire un nuovo aeroporto che consentisse lo sviluppo del traffico aereo di Osaka visto che l’aeroporto locale non poteva espandersi ulteriormente in quanto situato in una zona densamente popolato. A seguito delle decise proteste dei cittadini che da una parte non volevano ulteriori espansioni dell’aeroporto a discapito della vivibilità della città e dall’altra non volevano consentire il seppur minimo impatto ambientale sul litorale, fu perciò deciso di costruire un ulteriore aeroporto da realizzarsi su un isola artificiale, evitando però alcun impatto sulla costa e sulla popolazione residente. Le autorità giapponesi tennero in considerazione le proteste avvenute anni prima in occasione della costruzione dell’aeroporto di Tokio (Narita), quando i dimostranti arrivarono persino a far esplodere gli scavatori, con un bilancio di violenza che contò purtroppo diverse vittime. La situazione si sarebbe automaticamente ripetuta se la scelta avesse contemplato l’interramento del litorale della baia di Osaka. Più o meno nello stesso periodo per Pra’ l’Autorità Portuale stava programmando l’interramento totale della splendida spiaggia per costruire un terminal container. I lavori iniziarono nel 1987, e l’aeroporto, nonostante i seri inconvenienti derivanti dalla cedevolezza del fondale marino, fu aperto al traffico nel 1994, superando poi indenne un terremoto nel 1995 e un tifone nel 1998. L’isola artificiale su cui è stata costruita la struttura misura 4 Km. Di lunghezza per 2,5 di larghezza, su un fondale di circa 20 metri, ed è connessa alla terraferma, da cui dista oltre 3 chilometri, da un ponte stradale e ferroviario. L’aeroporto è stato ampliato aggiungendo una seconda pista con lavori dal 2003 al 2007. Purtroppo, in contemporanea, a Pra’ le proteste della popolazione, condotte in modo civile e non violento furono ignorate e il litorale fu completamente distrutto per costruire il nuovo porto. Solo la disastrosa alluvione del 1993 impose la realizzazione del canale di calma e conseguentemente della fascia di rispetto, opere che hanno mitigato l’impatto ambientale sull’abitato, almeno nella zona centrale della delegazione. La cosa che lascia amareggiati in questa comparazione Pra’ – Kansai, dove Pra’ è stata massacrata dal porto e Kansai invece valorizzata dall’aeroporto è che il geniale progettista dell’aeroporto di Osaka è proprio il Pegliese Renzo Piano. Quindi, qui da noi, esistevano ed esistono idee e conoscenze per realizzare opere importanti con il rispetto dell’ambiente ma, paradossalmente, sono state impiegate in Giappone, mentre a noi è toccato un progetto obsoleto e devastante. Per volgere uno sguardo positivo al futuro và però considerato che la proposta della FondAzione PRimA’vera per un quarto scenario di piano regolatore portuale prevede un graduale allontanamento del porto dall’abitato, proprio nella visione di correggere gli errori del passato ed avvicinandosi per quanto possibile all’esperienza di Osaka.
Lascia un commento