Odore di Pra’

Antonella Freri –

Ogni volta che un aereo atterrava in un paese lontano, la prima cosa che facevo quando la scaletta mi faceva toccare il suolo era ascoltare l’odore di quel luogo, 

San Francisco odora di acero 

Rio de Janeiro di nafta 

Djerba di sabbia                                         

Marrakech di spezie.                                                       

Questi odori vengono percepiti immediatamente, poi la memoria li archivia in cassetti , cosi facendo permette al nostro olfatto di acquisirne altri. Gli odori restano li, nel cassetto vicino a quello delle canzoni, cosicché il momento che uno di questi si apre ti riporta li, scavalca spazio e tempo non conosce confini, per una frazione di secondo hai attraversato il mondo e gli anni. Questi cassetti si aprono anche quando torno a casa, quando torno a Pra’, il cassetto dell’odore si apre, torna alla memoria quel profumo che si sentiva, un abbraccio fra il verde vellutato del basilico e il bianco umido della salsedine. Si mescolavano, si univano, è l’odore di Pra’. Questo odore esiste ancora, nei nostri cassetti lo troviamo ancora, nessuno può cancellarlo ne’ il porto, ne’ il fumo dello scarico auto o dei camion, queste sensazioni, queste emozioni fanno parte di noi, come ogni ricordo finora descritto, ogni volta che leggendo vi perdete nei ricordi, anche l’odore fa parte di quelle reminiscenze, è difficile descrivere un odore, quasi impossibile ma non per questo diventa indelebile. E se vi capiterà di viaggiare, quando tornate a Pra’, annusatela, come un genitore annusa il figlio appena nato, e se, come un figlio crescendo perderà l’odore della prima età, ascoltate bene, qualcosa rimane, fra le pieghe dei ricordi, fermatevi, il cassetto si aprirà e vi riporterà nella Pra’ degli anni ’70, sarà solo un istante, ma la vita è fatta anche solo di istanti.

Dedicato ad un amico che viaggia