Ninetto Durante –
Se n’è andato, sul finire del maggio scorso, un personaggio praino straordinario che per tutti era, è sempre stato e sempre sarà “o Giacomin o Matto”, così detto soprattutto per la sua temerarietà, mai sconfinata, però, nella follia. Un matto che sapeva calcolare la portata dei rischi a cui si sottoponeva trasformandoli così in eventi mitici. Lui stesso riconosceva questa sua esuberanza, puntualizzando: “Matto scì… ma no abbelinòu!” E a testimonianza della perizia usata nel corso delle sue gesta c’è il raggiungimento, magari con più di un “ricordino sulla pelle”, della ragguardevole età di 94 anni . E non oso immaginare adesso cosa potrà mai combinare lassù, dove lo avranno accolto sicuramente con entusiasmo, certi di riuscire a convincerlo a cimentarsi in nuove incredibili avventure, questa volta celestiali. Tornando invece alle sue imprese terrene, mi piace ricordare quella più eclatante, quando andò a sbattere, mentre viaggiava sul sellino della sua moto, contro la sbarra di un passaggio a livello, piegandola. Quando gli chiesi espressamente di raccontarmi l’accaduto mi sorrise, come chi è consapevole di averla scampata bella. “Me ne andavo, a velocità di crociera, con la mia moto verso Arenzano, – mi disse – lasciandomi cullare dal dondolio del mezzo che io stesso gli procuravo. Il canto del motore si trasformò presto in una specie di ninna nanna, che mi causò un sorprendente e piacevole torpore. Ma all’improvviso ci fu il risveglio, e non fu certo dei più dolci in quanto, non accortomi del passaggio a livello abbassato all’altezza di Vesima, ero andato a sbattere violentemente contro una delle due sbarre. Naturalmente venni subito soccorso e all’ospedale mi riscontrarono numerose contusioni fra le quali una addominale particolarmente significativa; infatti aveva causato lo spostamento di una parte dell’intestino nella zona lombare. “Ninno – concluse poi sempre sorridendo – a m’è anæta ben!” Tornando a un’analisi più approfondita dell’accaduto, si deduce che probabilmente la sbarra non s’era certo piegata nello scontro con l’addome do Giacomin ma piuttosto per l’urto della parte metallica della moto. E dopo qualche giorno, durante la convalescenza, o Giacomin s’è visto pure recapitare, da parte delle Ferrovie dello Stato, una richiesta di risarcimento per il danno arrecato a quella struttura! Infine mi viene da pensare, considerando “l’Opera Omnia” do Giacomin o Matto, che lui abbia sempre avuto al suo fianco un Angelo Custode particolarmente attento nell’espletare il suo ruolo protettivo e che ora, accogliendolo lassù fra i beati, gli avrà sicuramente più o meno detto: “Mê cäo Giacomin, ti m’æ fæto vegnî matto mi ascì!”
Un personaggio mitico, mio padre lo conosceva bene, e ogni tanto mi raccontava di qualche sua avventura, tipo andare con la moto sui muretti in cemento. Altro che Brumotti… Si raccontava anche, che per non farsi sentire quando rientrava tardi alla notte lanciasse la moto a tutta velocità sul rettilineo per arrivare sotto casa col motore spento.