Daniele Ribola Chef #
Questo è uno di quei piatti che a parer mio danno carattere a un territorio perché non arrivano a noi dalla cultura di uno chef ma dal passa parola di un paese e rappresentano la tradizione che viene tramandata. Una ricetta semplice e veloce insegnata a mia mamma da una signora di Pra’ che aveva una pescheria nel sestiere di Palmaro. A me piace pensare che in molti abbiano avuto il piacere di ricevere in dono questa ricetta e magari leggendo gli venga anche in mente il volto sorridente di una persona che vi ha appena fatto un regalo enorme. Sì, perché, per me, passare una ricetta è donare una parte della propria cultura nella speranza di regalare una emozione. La ricetta è per quattro persone, vi servono otto moscardini di taglia media, uno spicchio d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, una dozzina di pomodori Pachino, se di stagione altrimenti usate dei pelati. Pulite i moscardini, sciacquateli bene ma senza scolarli tanto. Metteteli nella pentola con olio, aglio vestito, il prezzemolo e i pomodori. Adesso prendete un sacchetto per il pane, di quelli di carta, coprite la pentola, mettete su il coperchio e tagliate tutta la carta che esce. Mettete sul fuoco e fate cuocere per i primi 5 minuti a fuoco un pò più vivo e poi continuate la cottura per 15 minuti a fuoco lento. La ricetta non prevede l’utilizzo del sale visto che i moscardini freschi vi daranno già il sapore giusto. Il sugo che otterrete vi verrà bene anche per condire la pasta. Ora mettetevi a tavola e anche se la buona casalinga vi dirà che il pesce vive nell’acqua e muore nell’ olio io vi dico “annegatelo” anche in un buon bicchiere di vino magari un Ormeasco Sciac-trà, vino rosato ligure poco conosciuto, da non confondere con il Sciacchetra delle cinque terre che è un vino dolce, l’Ormeasco Sciac-trà molto buono e sicuramente vi darà un abbinamento perfetto, e che porta nel suo nome il senso del vino rosato ovvero “schiacciato e tirato via”, lasciando appena il tempo alle uve rosse di donare al vino quel colore rosa così invitante e quel carattere così inconfondibile.
I piatti della cucina ligure meriterebbero una rubrica a parte sul Magazine.
Bellissima l’idea di dare delle ricette ai lettori, penso che molte donne di Prà saprebbero fare altrettanto, per tutti i piatti tipici, a cominciare dai mandilli o le trenette al pesto, per proseguire con la cima, per non dimenticare il pandolce fatto in casa.
Donne praesi, raccogliete questo invito e proponete le vostre prelibatezze!
Mangiare bene è forse uno degli ultimi lussi che ci possiamo permettere. E magari anche quello di mangiare genuino.