Velocifero #
Pessimo risultato per Marco Doria, Sindaco di Genova, nella classifica dei sindaci delle grandi città italiane stilata dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” per l’anno 2013. Si è classificato solo al 76° posto su 101, facendosi superare dai sindaci delle altre 3 città capoluogo di provincia della Liguria: di misura da La Spezia (73°), nettamente da Savona (26°) e sonoramente da Imperia (4°). Il pensiero spontaneo che balza alla mente di un cittadino di Pra’ è quale sarebbe stato il suo risultato se a votarlo fossero stati, nell’ambito del Comune di Genova, i soli cittadini di Pra’: probabilmente si sarebbe piazzato all’ultimo posto. C’è da sperare che Marco Doria, dopo aver fatto una figura inqualificabile rifiutandosi di incontrare i bimbi praesi e consentendo che il progetto P.O.R. – Pra’ Marina si trasformasse in una pietosa rappresentazione pubblica dell’inefficienza comunal-municipale , faccia un po’ di autocritica e si curi un pochino di quei 28.000 cittadini praesi che ha il dovere di rappresentare, tutelare e servire, al meglio, e che rappresentano i suoi “azionisti di riferimento” in zona. Il fatto che il Sindaco, unico tra i candidati alla carica di primo cittadino di Genova, prima delle elezioni, non abbia risposto per nulla alle dieci domande fatte da il Praino, il Giornale di Pra’, non fa ben sperare. Ma non è mai troppo tardi.
Non esprimo giudizi sulla persona, in fondo non ne sono all’altezza.
Mi interessa capire, non mi appassiona giudicare: troppo facile chiedere, dobbiamo interrogarci su cosa facciamo noi stessi per cambiare le cose. E non è necessario scomodare citazioni illustri (Non domandarti quello che il Paese può fare per te ma interrogati su ciò che TU puoi fare per il Paese) per esprimere il concetto. Certamente il rapporto tra istituzione e cittadini è stato deludente. Ma è una DERIVA , un PIANO INCLINATO che dura da svariati decenni.
Per difendere le ideologie (sulle quali i politici stessi hanno dimostrato di avere le idee spesso annebbiate) abbiamo trascurato la realtà nella sua evidenza. Spesso noi stessi incapaci di leggere e descrivere errori, dimenticanze, omissioni.
Il Sindaco uscente non deve essere (come spesso accade in politica) il capro espiatorio di un fallimento generale che ha riguardato il concetto stesso di rappresentanza. E’ il modo di far politica che è stato bocciato dagli elettori, soprattutto attraverso il partito più rappresentativo: quello delle astensioni. Non ho motivo di dubitare della buona fede della classe politica uscente: ho invece qualche ripensamento sui risultati conseguiti, sul rapporto con i cittadini.
O ci liberiamo dall’idea di una politica autoreferenziale e personalizzata (a livello locale e nazionale) o il voto viene svuotato dal suo significato di delega fiduciaria. Troppo spesso il dibattito politico è avvelenato da odio e rancore, pregiudizi e ricerca dei colpevoli.
La progettualità è stata il vero convitato di pietra: una politica dal fiato corto fatta di veti incrociati, diatribe, assenza di preparazione e competenza, giochi di potere.
Ma non solo a Genova. Sarebbe ingeneroso pensare in modo negativo solo all’esperienza genovese. Il consenso dei cittadini non si misura dalla classifiche dei quotidiani e dei media: si percepisce “al tatto”, negli umori della gente, nell’immaginario condiviso.
Bisogna riaprire le sezioni dei partiti , i circoli, le associazioni alle società civile. Per una partita a briscola basta un bar qualunque.