Lo stadio del mare

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

-Mario –

Faccio parte dell’associazione SuperbaMente, negli ultimi 20 anni ci siamo prodigati per la salvaguardia del patrimonio della marineria Genovese. Perseguiamo i nostri obiettivi partecipando, organizzando e promulgando eventi culturali e sportivi in Italia e all’estero. Tali attività ci hanno permesso di conoscere, intrecciare rapporti, scambiandoci opinioni e esperienze con altre realtà anch’esse operanti nella divulgazione delle tradizioni del mare, come il “museo porto canale di Cesenatico” l’associazione “Fédération du Patrimoine Maritime Méditerranéen”, l’associazione “Aventure Pluriel” e tante altre. 

Ovunque ho riscontrato che i migliori risultati (sia sotto l’aspetto economico che culturale) consolidatisi nel tempo sono stati ottenuti non solo in funzione della bontà delle proposte ma grazie alla compartecipazione della cittadinanza. Questa affermazione assumeva ancor più valore quando le proposte richiedevano attività intraprese in ambito nautico.

Vorrei ora riportarvi alcune mie riflessioni sulla fascia di rispetto.

Fino a non molti anni fa guardando il canale di Prà la grande maggioranza di noi, ricordava cosa avevamo perso: la nostra spiaggia, i cantieri, i pescatori e tutta la vita che vi scorreva.

Oggi pur non dimenticando quello che avevamo, sempre più, ci accorgiamo cosa rappresenta la fascia di rispetto ovvero un’area di assoluto valore che offre grandi opportunità: abbiamo importanti impianti sportivi per i ragazzi, un bellissimo parco verde, una passeggiata lato mare sempre più frequentata e accogliente.

Non dimenticare quanto si è perso ma apprezzare e comprendere quanto ora si ha non è un piccolo passo ma un importante step culturale da cui partire per crescere ancora.

Soffermiamoci sullo spazio acqueo all’interno del canale. Come lo possiamo definire? Ormeggio per barche? Campo di canottaggio? Probabilmente sì anche se la risposta sminuisce il vero valore di questo spazio acqueo (attenzione con questa affermazione mai penserei di sminuire quello che è stato fatto sino ad ora, conosco personalmente il valore di molte delle persone che hanno dedicato parte della propria vita a costruire tutto questo e per loro ci può essere solo riconoscenza e rispetto nella speranza che abbiano ancora per tanti anni la forza e il desiderio di continuare nel loro lavoro).

Personalmente sono certo che uno spazio acqueo come il nostro sia unico. Forse è più corretto definirlo uno stadio del mare. Per riuscire a vederne le incredibili potenzialità non possiamo però prescindere dal conoscere chi lo vive abitualmente con passione ed ha la fortuna di poterci tenere una barchetta.

Se ad un amico che non ha mai avuto una barca gli comunico l’intenzione di comprarla o che ne possiedo una probabilmente mi sentirò rispondere: “Belin!! Ma allora sei ricco”.

Se la stessa frase la rivolgo a chi già conosce il mondo della nautica mi sentirò rispondere: ”Ma non ti basta una moglie” oppure “Complimenti, ci vuoi proprio tu per comprarti un debito…”. E’ evidente che qui il gap culturale tra chi vive nel mondo della nautica e chi ne è estraneo è sostanziale e bisogna assolutamente ridurlo per poter conoscerci, collaborare insieme fare le scelte giuste per migliorare il nostro canale di calma e tutti avere l’opportunità di vivere anche lo spazio acqueo.

La passione per il mare ha diverse identità, vediamone alcune: c’è l’appassionato di vela che esce anche senza vento pur di prendere ogni refolo e non gli interessa dove va ma semplicemente navigare, c’è l’appassionato di pesca che passa giorni a preparare l’attrezzatura per andare un paio d’ore a pescare (usiamo il verbo pescare anche se poi non prende nemmeno un pesce). C’è chi naviga con barche in legno, veri patrimoni della marineria di cui l’armatore non si priverebbe per niente al mondo (dimenticando tutte le fatiche che si deve sobbarcare per mantenerle in ottimo stato) in quanto nel suo piccolo si sente in dovere e onorato, di portare avanti le tradizioni e la storia. Abbiamo quindi un crogiolo di passioni con identità diverse.

Quando ci troviamo di fronte ad un’area unica come la fascia di rispetto, tanta passione per il mare, diverse identità ben precise, la nostra storia marinara, con la partecipazione di tutti e mettendo da parte futili egoismi (ma forse è semplicemente la proverbiale riservatezza genovese) si possono fare grandi cose che permettano di rendere Prà e il suo stadio del mare un’attrattiva turistica di rilievo.

Molte altre realtà ci sono riuscite con risorse nemmeno paragonabili alle nostre, basta semplicemente con ordine e i tempi giusti copiare quanto già fatto da altri.