La lunga marcia praese

Guido Barbazza-

Nel 1934 l’Armata Rossa cinese intraprese la “Lunga Marcia”, per sfuggire alle truppe del Kuomintang e all’invasione giapponese, percorrendo circa 12.000 chilometri in 370 giorni, tra altopiani aridi, montagne prive di strade, cime innevate e fiumi imponenti, continuando a combattere per aprirsi la strada. Al motto di «mai fermarsi, non cedere, avanzare fino alla vittoria !», la Lunga Marcia, che portò Mao a capo della rivoluzione, ha mutato il destino del popolo cinese e lo scenario internazionale in modo epocale, oltre a diventare sinonimo di constante perseveranza e ferrea volontà nel raggiungimento dell’obiettivo. Lasciando da parte ogni colorazione politica e ideologica, proprio il concetto di “Lunga Marcia” si adatta bene al percorso che è toccato a Pra’ ed ai suoi cittadini, che da oltre 40 anni sono costretti loro malgrado a combattere per difendere il loro territorio, la loro identità, la qualità della loro vita, minacciate da devastazioni ambientali e politiche urbanistiche tanto invasive ed irrispettose dell’ambiente e dei cittadini quanto inutili e fallimentari. Nel 1968, infatti, i camion cominciarono la discarica portuale che avrebbe inghiottito per sempre la bellissima spiaggia di Pra’ per costruire il porto che, finalmente, solo recentemente ha assunto il nome corretto “di Pra’”. Poi il casello autostradale si divorò la “Piana Podestà” con le sue colture di pregiato basilico doc praese, portando rumore ed inquinamento e stabilendo quel primato imbattibile di pressappochismo ed ignoranza costituito dalla denominazione completamente sbagliata, a tutt’oggi, e si spera ormai per poco, in modo arrogantemente ottuso mantenuta in essere. Infine vennero devastate millenarie colture agricole collinari, con le terrazze, gli ulivi, le serre, gli alberi da frutta, per realizzare scempi urbanistici come il “Cep” e le “Lavatrici”. Altro che le truppe del Kuomintang e i soldati giapponesi, verrebbe da dire, visto che ci fu pure la perfida manipolazione partitocratica che portò gruppi di “teste lavate” addirittura a chiedere a gran voce la costruzione del porto, inebetiti dalle promesse di “migliaia di posti di lavoro portuali” che, come noto, non sono mai arrivati, non riuscendo il livello di occupazione effettivamente offerto ai locali a tutt’oggi neanche minimamente a compensare quello precedente, legato alla sana cultura della pesca, delle costruzioni navali, della balneazione e della ristorazione praesi. La terribile e nefasta alluvione del ’93 servì almeno a convincere chi voleva interrare tutto il litorale a desistere, e così almeno si riuscì ad ottenere il canale di calma e la fascia di rispetto. Poi, il buio del degrado e della decadenza. Certo, molti praesi ci hanno provato, nel corso degli anni, a fare qualcosa, a cominciare da quel manipolo che, di notte, nel 1985, prese una barca ed andò a pitturare una gigantesca scritta bianca “Pra’ contro” sull’allora costruenda diga foranea, evento commemorato nel 2011 da un grande striscione appeso alla torre di traguardo del campo di regata di canottaggio. Quante assemblee pubbliche, quanti cortei, raccolte di firme, quanto “sangue marcio”, quanto tempo ed energie impiegate, spesso a vuoto, per difendersi, per fare quello che le istituzioni avrebbero dovuto fare per tutelare i propri cittadini e, purtroppo, poco o male hanno fatto. Quindi, per oltre 40 anni la “Lunga Marcia” dei Praesi è stata proprio come quella cinese del 1934, una disperata lotta sempre in ritirata, perdendo pezzi di territorio, di ambiente, pezzi di se stessi. In molti non ce l’hanno fatta a sopportare tutto ciò e, masticando amaro, se ne sono andati. Ma, e questa è la vera forza di Pra’, la maggioranza ha tenuto duro, cercando nel corso degli anni di sostenere i tentativi del gruppo, dell’associazione o del comitato di turno che provava, mettendocela tutta, a fare qualcosa. Fino a che la FondAzione PrimA’vera è riuscita ad incanalare tutta la voglia, la passione, le aspettative, la forza dei praesi nella direzione giusta, con la formula vincente, trasformando la sacrosanta protesta in proposta e in forze positive per indirizzare autorità, enti, associazioni, nella giusta direzione. Quella della visione, della collaborazione, del rispetto reciproco, per costruire la Pra’ Futura, che tutti vogliono e si aspettano bella, seppur in modo diverso, come quella di un tempo. Se vogliamo, è nato un originale caso politico, nel senso più nobile del termine, in cui i cittadini siedono nella cabina di regia, passano da essere “Pra’ contro” a “Pra’ per” e cominciano a fare muovere le cose nel senso giusto, in modo diretto, con le idee chiare, senza intermediazioni, senza lotte, senza attriti, con il sorriso sulle labbra. Così, da un paio di anni, la “Lunga Marcia Praese” non è più una ritirata strategica, ma una vorticosa avanzata che, al motto di “Gutta cavat lapidem” (La goccia consuma la pietra) forte dei risultati raggiunti (P.O.R. – Pra’ Marina, influenza sulla ridefinizione del Piano Regolatore Portuale in favore di Pra’, correzione nome del Porto, contestualizzazione del PSA e dei relativi contributi economici sul territorio di riferimento, che è Pra’, etc. etc.) si sta già proiettando verso i prossimi traguardi. Per primi il PalaPra’, palazzetto dello sport di atletica, lo spostamento a mare della ferrovia e la realizzazione della passeggiata con lama d’acqua davanti a Pra’- Palmaro e Pra’- Cà Nuova, con contestuale allontanamento dei container dalle case e dalle ville storiche, e, sì, anche il ripristino dell’identità toponomastica e territoriale, a partire dalla correzione del nome del casello autostradale. E molte altre iniziative. La “Lunga Marcia” dei praesi non è più mugugno e protesta, non è più assistere impotenti ai disastri che avvengono sotto i propri occhi ed a proprie spese, è ora un entusiastico percorso partecipato, trasparente, spumeggiante, inarrestabile in quanto puro, libero, forte, protagonista. Quindi, «mai fermarsi, non cedere, avanzare fino alla vittoria !». Per Pra’.