La guerra

Antonella Freri –

Finirono i meravigliosi anni ‘70, il pampano tirò il suo ultimo sassolino lasciando posto alla discarica, le bellissime spiagge non esistevano più, mangiate da tonnellate di detriti, il mare, avvolto dalla nafta, sembrava avere il respiro stanco, affannoso, le sue onde schiacciate dal peso dell’incoscienza e incuria degli uomini.
Per una strana alchimia anche i Praesi furono inghiottiti dalla discarica, Pra’ visse la sua discarica sociale, dovette combattere con una guerra, fra le più subdole, che lasciava vittime innocenti, combattuta sotto il vessillo “smetto quando voglio.”
I resti degli stabilimenti balneari sembravano scheletri di balene abbandonati e lì, sotto quelle macerie, si consumava il delitto peggiore, ragazzi appena maggiorenni spegnevano la loro vita, i loro corpi diventavano involucri, il loro sguardo perso nel vuoto, la loro voce appena accennata, nella siringa la discarica attraversava il loro corpo, i detriti consumavano le spiagge e le loro linfa vitale.
Fu un periodo buio, i camion scaricavano scorie di passato e la polvere oscurava il sole, il rumore incessante di pietre che scivolavano, la sinfonia stonata di un pianoforte da accordare.
I lavori si interruppero, cosi, come erano cominciati lasciando Prà in un quadro da dopo guerra, la ferrovia separava l’abitato dall’imbarazzo di politiche malsane, proliferavano i disagi, nascevano baracche, giacigli di senzatetto, tappeti di siringhe coprivano il passaggio che una volta portava al mare.
Il Pampano disegnato in bianco e nero si dissolve, resta il ricordo, la melodia dei juke box oggi stona. Lasciamo il passato alle spalle, è arrivato il futuro.