La cultura della transenna

Velocifero –

Sul numero 7, anno 1, Dicembre 2010, de “Il Praino”, a pagina 12, nella rubrica “Diamoci da fare”, si leggeva «Ormai da troppi mesi il muretto a colonnine che delimita il lato sud dei giardini di Piazza Bignami è parzialmente crollato. Transennato sommariamente, non si è provveduto ad alcuna riparazione. Anche i giochi per bambini, danneggiati dai soliti vandali, necessitano di riparazioni e manutenzioni. La transenna recante la scritta “Pronto Intervento” ha un sapore vagamente surreale. Che cessi la “cultura della transenna” , inizi la cultura “del fare”, e si provveda prontamente alle riparazioni necessarie». Osservando la sconcertante serie di transenne, nastri bianco-rossi e cartelli che delimitano innumerevoli punti (ben quattordici) del POR – Pra’ Marina dove ci sono lavori incompleti, difettosi, o dove le opere sono state danneggiate o hanno ceduto ancor prima o subito dopo essere finite viene da considerare tristemente come la “cultura della transenna” imperi ancora, per quanto riguarda la mediocre amministrazione comunal-municipale, immutata al variare del colore politico in auge. Una “cultura” che vede prevalere la rafazzonata opera di schermatura, magari anche e soprattutto per scaricare eventuali responsabilità penali in caso di incidenti, piuttosto che il pronto intervento riparatore e risolutore. Una vera schifezza, anche dal punto di vista estetico. Stendiamo poi un velo pietoso sulle erbacce che imperano nelle aiuole e che cominciano a farsi strada ed a crescere tra i blocchetti di porfido della pavimentazione del POR. Come noto proprio la costante rapida e puntuale manutenzione e riparazione di strade, strutture e servizi, e non certo il seminare transenne, dovrebbe essere il compito prioritario di una amministrazione comunale degna di questo nome. Speriamo che al “Matitone” e al “Palazzaccio” (come veniva spesso indicato il palazzo del Municipio VII Ponente sulle pagine de “Il Praino”) se ne accorgano e, finalmente, passino dalla “cultura della transenna” a quella “del fare”.