Il pampano: saudade praese

Guido Barbazza-

Saudade è una parola portoghese che indica una speciale forma di malinconia, un sentimento affine alla nostalgia, un ricordo nostalgico, affettivo, di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. In molti casi in una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro. Saudade può essere tradotta, approssimativamente, anche come struggimento, tristezza di un ricordo felice. La saudade è il sentimento che pervade ed ispira la musica popolare del fado portoghese, del quale è in qualche modo la base poetica e musicale, che si trova ancora più marcata e diffusa nella musica brasiliana, soprattutto nella bossa nova. La saudade si può anche e bene applicare ai sentimenti dei praesi che hanno vissuto la Pra’ della spiaggia, dei pescatori, degli stabilimenti balneari, degli “scaletti” dei maestri d’ascia e che si sono visti portare via tutto ciò con la costruzione del Bacino Portuale di Pra’. SuPra’Tutto lancia così la rubrica “Il pampano” per ricordare, con malinconia, nostalgia, la Pra’ che non c’è più, accettando il disastro e “bevendo l’amaro calice”, ma con rinnovata e rinforzata fede nel futuro e nella possibilità di costruire la Pra’ Futura, bella, seppur in modo diverso, come un tempo, e finalmente accettando il suo porto, che può e deve finalmente diventare, un “porto amico”. SuPra’Tutto lo fa dando spazio sulle sue colonne digitali e cartacee ad Antonella Freri, Praina D.O.C., che ci farà rivivere sensazioni, visioni, suoni, sapori oramai persi nel tempo, e che si presenta così: «Nascere negli anni sessanta era sinonimo di figli della rinascita, avere un padre di famiglia benestante che mi aveva permesso di frequentare il ginnasio era qualcosa in più, una madre titolare di un negozio poteva fare la differenza. Eppure la mia famiglia è vissuta all’insegna della modestia. Ricordo mia madre con il sorriso che a volte nascondeva preoccupazioni, mio padre giovane, mio padre troppo giovane. Quando un incidente stradale si e portato via mio padre non ero ancora una donna. Frequentare la scuola negli anni settanta per noi discalculi era molto difficile, la discalculia non era ancora stata diagnosticata, era un mondo sconosciuto. Entrando in quel mondo dove “è intelligente, ma distratta” se non avevi la fortuna di avere un insegnante più che umano e intelligente, quel mondo ti poteva danneggiare, ma io avevo il mio papà: quante volte mi ha fatto ripetere “rosa rosae rosae rosam” e prima ancora le tabelline. Ora questa donna che ha più ricordi che sogni vorrebbe fare un tuffo nel passato, che non vuole essere uno straziante ricordo di ciò che è andato perduto, ma piuttosto una condivisione di ricordi, un testamento virtuale per le generazioni future che tutto questo non lo hanno mai conosciuto. La redazione mi ha chiesto qualcosa su di me ed io trovo molto difficile usare il pronome “io”, sarà per il senso di pudore acquisito negli anni, sarà per quel gene che si trova nel mio DNA, forse un po’ riservato, ma vorrei presentarvi la mia anima, vorrei riuscire a mettere a nudo i miei ricordi e trasferirli, farli passare dalle dita alla tastiera come una sinfonia. Il ticchettio dei tasti volge a raccontare, a descrivere, a trasferire il passato di un grande paese: Pra’». Come ci ha spiegato Antonella, la rubrica procederà come giocando, metaforicamente al “pampano”: «Ci sono odori, musiche a volte anche immagini che mi portano indietro nel tempo, può essere un gessetto, lo stesso gessetto che ha impartito lezioni di grammatica o di geometria ora si trova a delimitare quadrati sull’asfalto, lascia la lavagna per far posto all’estate, il colore bianco che delimita dei quadrati, un sassolino in mano ed inizia il gioco».