Il pampano

Guido Barbazza-

Il 25 maggio presso il salone delle Palazzine del Remo, sulla Fascia di Rispetto di Pra’, Antonella Freri, Praina DOC, ha presentato il suo primo libro. In formato 20 x 12,5, 40 pagine, edito da “Book Sprint”, raccoglie gli undici racconti di Antonella pubblicati su SuPra’Tutto nella rubrica “Il pampano”, che, come degli acquerelli immaginari, ricordano aspetti tipici e pittoreschi della Pra’ degli anni ’70, quella della spiaggia, degli stabilimenti balneari, dei pescatori, dei cantieri navali. Una Pra’ spensierata, anche un po’ ingenua, che si rosola sotto il sole ed ascolta il juke-box mentre, laggiù a ponente, dal Rio Sal Giuliano, già si intravvede avanzare la mostruosa discarica che nei decenni a venire avrebbe sconvolto il paese e fatto scomparire il bellissimo litorale. Come in un gioco del pampano, il gessetto che traccia i quadrati sul selciato, il sassolino lanciato, portano il lettore indietro nel tempo, a rivivere ed assaporare gli odori, le musiche, le immagini dei praesi nati negli anni sessanta, gli ultimi ad aver vissuto veramente la spiaggia di Pra’. Si avverte così «l’estate che resta seduta sullo scoglio dell’oca, ascolta il mare, il battito cardiaco della terra, il fragore delle onde riempie il suo olfatto, l’odore del mare l’antico idioma che non si riesce a penetrare, il salino si posa sulla pelle, ammira il volo dei gabbiani, da quello scoglio si vede l’orizzonte, si vedono le colline, sotto in piedi la sabbia disegna l’impronta, un disegno che l’acqua modifica, l’incessante ritmare dell’onda un ossimoro che richiama alla pace, al silenzio. L’estate volge al termine, si alza e lascia lo scoglio dell’oca, non lo ritroverà più, verrà inghiottito dalla stupidità, dall’avidità e dalla barbara idiozia». Ecco, il fil-rouge dei racconti di Antonella, intrisi di pura poesia, è proprio il contrasto tra la gioia di momenti bellissimi, spensierati, in un ambiente da sogno e la triste malinconia della scomparsa irrimediabile e perpetua di quel mondo, di quelle sensazioni. Infatti, nell’utlimo racconto “la guerra”, il pampano «tira il suo ultimo sassolino lasciando il posto alla discarica, le bellissime spiagge non esistevano più, mangiate da tonnellate di detriti, il mare, avvolto dalla nafta, sembrava avere il respiro stanco, affannoso, le sue onde schiacciate dal peso dell’incoscienza e incuria degli uomini». Il pampano disegnato in bianco e nero così si dissolve. Resta il ricordo, il sapore di mare, la melodia dei juke-box, le emozioni, le gioie, le incertezze, tanti frammenti di vita di ragazzi messi a dura prova da uno dei più grandi delitti ambientali legalizzati del dopoguerra. Ragazzi, quelli che ce l’hanno fatta a sfuggire dalla depressione, dalla droga, quelli che non sono scappati altrove, oggi uomini e donne che si portano dentro, nel profondo dell’anima, le cicatrici di un’adolescenza stravolta da una discarica portuale. Un libro per riflettere, per ricordare, per rivivere, per far sì che simili porcate non possano mai più accadere, ma anche una cura, un “digestivo”, per trangugiare definitivamente l’ “amaro calice”, lasciare il passato alle spalle ed impegnarsi, perchè no, a costruire la “Pra’ Futura”, bella, seppur in modo diverso, come un tempo.