Il Giro e la maglia rosa a Pra’ e dintorni

Giuseppe Bruzzone –

Diversi giorni fa, l’ 8 di maggio, è partito il 104esimo Giro d’ Italia, un evento che raccoglie l’interesse di decine di migliaia di appassionati di ciclismo lungo le strade della penisola. Ma c’ è un evento nell’ evento: riguarda la maglia rosa. Essa compie 90 anni; inizialmente al Giro il primo ciclista in classifica non aveva nessuna insegna, così nel giro del 1931 fu introdotta copiando 10 anni dopo la maglia gialla ideata per il Tour di Francia. Si trattava di una maglia di lana grezza con il collo alto e due tasche sul davanti chiuse da bottoni del peso di circa 3 etti di colore rosa in onore della Gazzetta dello Sport, il giornale milanese sportivo dalle pagine rosa ideatore della corsa. Essendo l’ epoca nel pieno del regime fascista la direzione del giornale dovette… inserire al centro della maglia un piccolo fascio littorio. Alla maglia è dedicato un museo, quello del Ghisallo sul lago di Como sopra Bellagio, dove sono conservate tante maglie rosa donate dai ciclisti che l’ hanno vestita. Nel 1931 la prima tappa fu la Milano – Mantova, e i campioni del momento erano due grandi ciclisti : Alfredo Binda, l’ Imbattibile il campione più forte dell’epoca, che nel 1930 era stato pagato per non correre il Giro, e Learco Guerra detto la Locomotiva umana. Il giro era per loro due; partirono bene, Guerra vinse nella sua Mantova e fu il primo ad indossarla, ma poi andò in crisi, la maglia passò a Binda, ma era destino che i grandi campioni quel giro non la indossassero: Binda cadde, la maglia nelle due ultime tappe fu di Francesco Camusso, piemontese gran scalatore, all’epoca si diceva grimpeur, detto il Camoscio di Cumiana. Passò alla storia come il primo vincitore con la maglia rosa,   vinse d’ astuzia: nella penultima tappa a diversi chilometri dalla salita del Sestriere si fermò a cambiare il rapporto; a quel

tempo i cambi automatici non erano ancora disponibili, ce n’erano solo due: uno da pianura e uno da salita. Quando il gruppo giunse al piede della salita si fermò per il cambio, Camusso col rapporto già pronto scappò. Arrivò al traguardo con un vantaggio che poi difese nella tappa finale di Milano. La storia della prima maglia rosa me la raccontò u ziu Giuvanni, fratello maggiore di mio padre Benedetto; era uno dei più conosciuti sarti di Pra’, genoano e gran appassionato diciclismo; uno sfegatato Bartaliano. Spessosalivo a trovarlo nel suo laboratorio, gli piaceva raccontarmi le gesta dei grandi corridori e Bartali l’ Uomo di ferro ne era l’ attore principale; era particolarmente contento del fatto che il ciclista di Ponte a Ema collezionò 51 maglie rosa, terzo in classifica assoluta dopo Moser 57 e Mercks detto il Cannibale con 78 ; il primo dei ciclisti dell’ epoca ruggente, mentre Fausto Coppi il Campionissimo, seguiva a 31, con fastidio di mio padre, tifoso lui del Fausto. Ed anche per un altro record tuttora imbattuto: quello del Gran Premio della Montagna (G.P.M.) ossia lo scalatore primo al traguardi in salita, Bartali ne vinse 7, Fuente 4, Coppi a 3; è tuttora praticamente inattaccabile! Quando era il periodo del Giro a maggio e del Tour a luglio lo zio sospendeva il lavoro, lasciava il laboratorio per una mezzora: “Nu ghe sun pe nisciun” si ritirava in salotto ed io con lui quando c’ero. Accendeva la Radiomarelli: la radio tipica delle case anni 50/60, e sentiva il racconto dei radiocronisti al seguito delle corse. Anche se era Bartaliano mi citava sempre una frase resa celebre da un grande radiocronista di ciclismo: Mario Ferretti: “Un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi” Fu la vittoria più bella “La Cuneo – Pinerolo del Giro 1949”. Quel giorno Coppi si lanciò in una fuga pazzesca di195 km, la fuga più leggendaria della storia del Giro, arrivò al traguardo con 11 minuti e 52’’ di vantaggio sul secondo che era il preferito dello zio: Gino Bartali. Dopo quella corsa lo zio se ne fece una ragione; Bartali con 34 anni nelle gambe lasciò la scena al più giovane Coppi di 29, pur continuando a vincere ancora diverse corse in linea prima di ritirarsi nel 1954. A Pra’ il giro é passato diverse volte, l’ultima fu nel 2015, l’ anno che la corsa in rosa attraversò la Liguria con 4 tappe da San Remo a La Spezia. Dopo quella scorpacciata attendiamo il prossimo giro col passaggio a Pra’, ma perchè non candidare Pra’ come tappa d’arrivo? Abbiamo uno spazio adatto a contenere tutta la logistica delle squadre e gli apparati tecnici e poi, la nuova strada tra le rotatorie rettilinea, larga con i due lati capienti per il pubblico, proprio adatta a veder l’ arrivo del fantasmagorico caleidoscopio con la maglia rosa. Ah! Quest’anno la maglia rosa che dal 1970 è fatta con fibre sintetiche porterà stampati i nomi di tutti vincitori, inoltre per ricordare i 700 anni danteschi una frase della Divina Commedia, l’ ultimo verso del Purgatorio “Disposto a salire a le stelle”, sarà impressa all’interno del colletto.