I ragazzi di Pra’ si confrontano su dipendenze e disagio giovanile

Giorgio Bruzzone–

Siamo lieti di comunicarvi che l’iniziativa “La parola ai giovani per un quartiere migliore” sta procedendo nel miglior modo possibile. Oltre al numero elevato dei ragazzi che si sono offerti per dire la loro e riflettere sulle possibili variazioni che andrebbero attuate nella nostra zona al fine di migliorarla e renderla più “vivibile”, c’è da sottolineare come molte di queste proposte si siano rivelate davvero interessanti. Quindi, oltre che la quantità ha prevalso anche e soprattutto la qualità. Le idee emerse di cui parleremo oggi riguardano delle problematiche serie e da non sottovalutare che, come in ogni quartiere, sono molto presenti e al contempo in esponenziale crescita. D’altronde è risaputo, da tutte le parti si sente parlare di soggetti in difficoltà sotto vari punti di vista: chi ha bisogno di un aiuto concreto in quanto è dipendente dall’alcol, chi non riesce a smettere di usare sostanze, chi ha dei disturbi alimentari, chi perde tutti i soldi che possiede nelle varie slot machine e passa praticamente tutta la giornata nei centri scommesse non rendendosi conto di avere un problema oppure al contrario essendone consapevole ma non riuscendo a chiedere l’aiuto e il supporto che gli permetterebbero di vivere una vita “diversa”. Inoltre, proprio considerato il difficile periodo storico che stiamo vivendo, c’è sempre chi ha l’estremo bisogno di essere supportato a livello psicologico visti i continui casi di patologie dovute al lungo periodo di chiusura.

Da sottolineare come il periodo del lockdown sia stato un vero e proprio incubo per tutti noi e come parecchi disagi psichici siano di gran lunga aumentati in questo lasso di tempo, prendendo sempre più spazio tra la popolazione e influenzando le nostre vite. Mettiamoci un attimo nei panni dei più giovani: la didattica a distanza, un metodo a dir poco discutibile ma che in quel periodo si era rivelato necessario, da un lato è stato propedeutico alla continuazione del percorso scolastico tuttavia si può dire che ai ragazzi sia mancato lo stare insieme, il vedersi di persona e il confrontarsi tra loro. Da non sottovalutare anche l’assenza dello sport, che ha influito (e non poco) in questi tipi di problematiche, favorendo l’autoisolamento, la conseguente “Sindrome della capanna” e l’aumento in maniera esponenziale delle ore sui social e sugli smartphone da parte dei più giovani.  A tal proposito abbiamo radunato alcuni dei ragazzi favorevoli all’apertura a Pra’ di un luogo nel quale chi si dovesse trovare in difficoltà possa usufruire di un punto di riferimento fisso e accessibile grazie al quale poter ricevere supporto o essere reindirizzato ai vari servizi di competenza della zona. Sono davvero molti i casi che riguardano queste problematiche nel nostro quartiere.

La vita ci regala gioie ed emozioni forti, e chiunque è degno di poterla vivere al meglio. Quante volte entriamo in un tabacchino e dobbiamo aspettare parecchio tempo proprio perchè c’è chi davanti a noi non riesce a darsi un limite, continuando imperterrito a piazzare numeri al 10eLotto, magari facendoti arrivare in ritardo al tuo impegno, tu che dovevi acquistare soltanto un biglietto del bus? Quante persone, chi dipendente dall’alcol chi dalle sostanze, non riescono a chiedere aiuto oppure non sono neanche consapevoli del loro problema? Troppe persone ahimè sono cadute in questo vortice dal quale successivamente è difficile uscire. Tuttavia è utile sapere che, con l’aiuto di chi possiede competenza in questi ambiti, ce la si può fare.

Stefano Cinà (23 anni) e Lorenzo Dagnino (23 anni) ci fanno sapere che occorre avere un punto di riferimento valido come quello sopra citato, per aiutare veramente chi ha bisogno. La pensa in egual modo Andrea Barbarino (24 anni): <<Uno luogo di questo genere lo vedrei bene a Pra’ proprio perché manca un supporto di questo genere nel nostro quartiere e allo stesso tempo ci sono parecchie persone che ne sentono la necessità>>.

Spesso se si parla di proposte all’interno di un quartiere si tende dapprima a elencare quelle riguardanti le attrazioni, i punti di ritrovo e luoghi per rendere il posto in cui si vive maggiormente affollato e più bello a vedersi. Tuttavia noi giovani pensiamo che un luogo di questo genere, se strutturato in maniera intelligente, abbia la stessa importanza (se non superiore) rispetto agli altri tipi di proposte. Pensiamo che chiunque debba avere la possibilità di essere aiutato e curato, nel modo più efficace possibile e in maniera accessibile. Terminiamo con il nostro giro di opinioni in merito a questo argomento. Luca Parodi (23 anni) afferma: <Si tratta di un’ottima idea. Ogni quartiere dovrebbe averne uno!>.

Alex Coppola (24 anni), giustamente, sottolinea come questi centri il più delle volte siano scelte non prese interamente dai soggetti bisognosi di supporto, bensì decise dai vari servizi che si occupano della persona interessata”. Tuttavia Giorgio (24 anni), è dell’idea che, indipendentemente dalla volontarietà o no di farsi aiutare, questo luogo sarebbe comunque di vitale utilità in quanto, chi davvero avesse la volontà di farsi supportare, avrebbe una possibilità più che concreta di riprendere in mano la sua vita e di risolvere le sue problematiche. Riteniamo che, oltre ai diversi tipi di problematiche appena citate, sia di fondamentale importanza il supportare la fascia giovanile che, come ben sappiamo, soprattutto dai 18 ai 25 anni, sente il bisogno di relazionarsi e confrontarsi su tematiche individuali, sociali, lavorative e scolastiche e di trovare risposte a problemi sia grandi che piccoli che si possono incontrare nel processo di crescita e di integrazione socio-culturale. Una sorta di sportello “ascolta-giovani” crediamo che possa dare la possibilità ai ragazzi di avere l’accesso anche in questo caso a un punto di riferimento importante.