Giorgio Bruzzone –
Un pallone, gli amici e due porte fatte con degli zaini. Il clima che si respira quest’oggi ai giardini Filippo Capponi è estremamente armonioso. Le urla e gli schiamazzi dei giovani campioni prevalgono sul mormorio della folla radunatasi come ogni pomeriggio in questo luogo “sacro” per i fanciulli amanti di questo sport, dando vita a uno scenario di festa e di gioia. Non siamo di certo a Wembley, e neanche al Maracanà, ma è come se un po’ lo fossimo. Chi è cresciuto nella zona sa benissimo che i giardini Filippo Capponi rappresentano un noto punto di ritrovo per molti “piccoli campioni” che, spensierati e non curanti di niente e di nessuno, trascorrono il loro tempo libero tirando due calci al pallone e sfidandosi tra loro in vere e proprie partitelle, proprio come se si trovassero al Bernabeu. Considerato come una vera e propria palestra per i più piccoli, questo luogo suscita ricordi indelebili e positivi in molti abitanti di età differenti del quartiere Genova Pra’. Perché il calcio è un po’ come ritornare bambini: i bellissimi momenti passati in compagnia, le risate, il mondo visto da tutta un’altra prospettiva. Ricordi indelebili ancora vivi in ognuno di noi, tra l’esultanza un po’ sciocca dopo il gol segnato e il tunnel al compagno di scuola. In fondo l’essenza del calcio comprende anche questo.
Gli adulti pianificano gli spazi e poi i ragazzi li utilizzano. I Giardini Capponi avevano una destinazione “mista” per i piccoli, per gli anziani per le chiacchiere. Avevano anche una bella fontana al centro, per rinfrescare l’aria nelle giornate più calde. Poi la fontana è stata svuotata e gli spazi intorno ad essa utilizzati per il gioco libero. Ecco che cosa cercano i ragazzi: spazi liberi da usare in libertà. Noi adulti abbiamo preparato campi e campetti per il calcio, ma sono tutti regolamentati. Invece i ragazzi hanno bisogno di spazi liberi e creativi, dove imparare a socializzare tra loro. Per quelli della mia generazione (e anche di alcune dopo la mia) questa era la normalità, e si imparava la legge della civile convivenza, di sviluppava l’intelligenza emotiva e le relazioni interpersonali erano più facili. Bene, vedo che anche questa generazione cerca e trova spazio per sé… per “giocare a pallone” con semplicità e soddisfazione.
Benvenuto in redazione Giorgio, bel pezzo e foto.grz ML per lettera riflessioni…anche per i miei fratelli ogni spazio libero era buono per fare 2 tiri…
Campioni d Europa!!!