Velocifero –
Il cervello umano è lo “strumento” più complesso e affascinante in tutto l’universo. Contiene circa cento miliardi di neuroni e un milione di miliardi di sinapsi, o connessioni. Gli sviluppi dei computer e dell’intelligenza artificiale hanno aumentato il senso di meraviglia che si prova al cospetto della mente umana. Il nostro cervello è una macchina talmente complessa che nemmeno i supercomputer più potenti riescono ad eguagliare. Un esperimento condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi e tedeschi ha dimostrato che per riprodurre il lavoro fatto dall’1 % delle cellule neurali del cervello umano per il tempo di un secondo ci sono voluti 82.944 processori e 1 petabyte di memoria del più grande e potente computer del mondo, il “Supercomputer K, un 
“coso” gigantesco che occupa l’intero piano di un edificio, e che, nonostante ciò, ha impiegato ben 40 minuti di elaborazioni. Per riprodurre l’attività neurale del nostro cervello nella sua completezza, sempre per un solo secondo, ci sarebbero voluti quasi due giorni e mezzo di elucubrazioni computeristiche. Gli antichi filosofi hanno sempre affermato che al mondo ci sono persone che usano il cervello per creare, inventare, donare qualcosa di bello, positivo, ed altre che si perdono nella negatività, e sanno solo distruggere e fare danni. I ricercatori del progetto europeo “Human Brain Project” dopo lunghi studi sono arrivati alla conclusione che chi ha imbrattato le nuove targhe della “Passeggiata Spiaggia di Pra’ “, peraltro filmato, a quanto pare, da una telecamera, potrebbe appartenere alla seconda categoria. Ora, dando per scontato che i cento miliardi di neuroni non siano stati sotto-utilizzati solo per attaccare due scritte autoadesive “in fondo a sinistra” ai cartelli suddetti, è bene cercare di capire le ragioni profonde del gesto e trasformarle in positive proposte. Si può perciò supporre che l’intenso lavorio cerebrale sia stato dettato dalla volontà di far presente che la spiaggia di cui si parla non c’è più, essendo stata distrutta dalla costruzione del Porto di Pra’. Infatti, proprio da tale fatto è nata la proposta di intitolazione: per ricordare ciò che di bello esisteva a Pra’ ed è stato distrutto dal porto. In modo positivo, guardando al futuro, consapevoli che solo partendo dalle radici si possa costruire l’albero, che vogliamo cresca, seppur diversamente, bello come un tempo, della Pra’ Futura. In effetti, la FondAzione PrimA’vera aveva anche, e non a caso, proposto le scritte esplicative “Una delle più belle spiagge della Liguria. Sacrificata per costruire il Bacino Portuale di Pra’ “, e anche “Valenti costruttori di pinchi, golette, brigantini, rimorchiatori e pescherecci in legno” quale scritta esplicativa per la passeggiata “Cantieri Navali Praesi”. Purtroppo le scritte esplicative si sono perse nei meandri della burocrazia comunal-municipale, e la FondAzione ha già da tempo richiesto, prima ancora della cerimonia di intitolazione, di rimediare alla svista sostituendo le targhe con altre riportanti le scritte originali proposte. A quanto risulta il Municipio si è già attivato in tal senso. Nel frattempo, il sole, la pioggia, il salino, il vento, faranno sparire le scritte posticce e le targhe, i nomi, le evidenze documentali e i valori che le supportano, invece, resteranno. Il cervello (se usato) vince sempre.
Saggia riflessione; peccato che il buon senso antico sia un valore caduto in disuso e che il pensiero critico non vada di moda. Ci si fida più dell’istinto, dei luoghi comuni e degli stereotipi culturali che circolano in abbondanza. Non occorre l’intera tassonomia di Bloom (conoscenza-comprensione-applicazione-analisi-sintesi-valutazione) per mettere in moto il cervello e farlo funzionare. Ma la proposta di un buon uso della materia grigia conserva il suo significato, oltre le pessime cadute di tono di chi pregiudizialmente rinuncia ad avvalersene per un buon fine.
Vero, bell’articolo.
Oltre il danno, la beffa.
Una lapide su cui oltre il nome del defunto, qualche “maledetto porta” ha aggiunto l’epitaffio.
Davvero notevole, da dove arriva il profondo gesto?
Alcuni anni fa circolava la battuta”Prima di parlare, accertarsi di aver aperto la connessione col cervello”…vero, ed io aggiungo: ANCHE PRIMA DI AGIRE!
E poi, le azioni anonime, compiute vilmente, di soppiatto, andando a manipolare le cose pubbliche, mi fanno senso.
A Genova diciamo: “U me me mette angùscia!” A buon intenditor…
Bene, speriamo che l’autore del gesto ci legga, prenda e porti a casa. Potrebbe essere che rifletta. Perché io non penso si tratti di una ragazzata o del gesto di un balordo che se ne infischierebbe di come lo qualifichiamo. Oggi, un’allegra comitiva di over ’60 percorreva i vialetti del Parco in barba a transenne e divieti di accesso. Sarà il cervello inattivo alla voce “rispetto”, sarà una voglia di trasgredire che non conosce eta’ o semplice leggerezza, chissà … il risultato è che tutto è costantemente a rischio menefreghismo quando non ad “atto vandalico”. In occasione del Trofeo Aragno, c’erano auto parcheggiate ovunque, anche sugli slarghi di porfido … che ovviamente è rimasto macchiato d’olio, di nafta, di unto, messo in opera da una settimana. Vigilanza zero, tutto nella normalità di menti scollegate alla voci “buon senso” e “rispetto dalle regole”, anche di chi dovrebbe farle osservare. Avremmo tanto bisogno di andare a scuola d'”alfabetizzazione ambientale e civica”. Metterei uno “smile” per sdrammatizzare la cosa, ma qui, come altrove, la “mission” è davvero durissima.