Don Giorgio Parodi, un eminente Praino

Giuseppe Bruzzone –

Sono dieci anni che Don Giorgio Parodi non gira più per le strade del nostro ponente con la sua Panda verde sempre carica di generi alimentari, e di conforto per i bisognosi. Venne a mancare il 21 febbraio 2013 dopo lunga malattia. Io sono cresciuto proprio durante il periodo della sua missione a Pra’: ho fatto la comunione, la cresima, giocato nei locali parrocchiali e mi ha sposato, abitando vicino alla chiesa lo vedevo praticamente tutti i giorni, persona all’ apparenza burbera ma schietta e sincera, con i ragazzi ci sapeva fare. Veniva dalla campagna, nacque nell’ entroterra di Genova a Langasco di Campomorone il 22 agosto 1939 e il rapporto con noi praini cominciò nel 1964 Appena divenuto sacerdote arrivò a Prà come giovane curato nella parrocchia di San Rocco retta dal Prevosto Don Federico Pironi, la chiesa era in via Fusinato, ora al suo posto vi è un supermercato. Don Federico Pironi nei 28 anni di permanenza con al fianco il giovane Don Giorgio riuscì a realizzare la nuova chiesa dietro piazza Sciesa, che fu inaugurata nel dicembre 1969. Si dedicò subito a noi ragazzi organizzando i locali parrocchiali, amante del calcio praticamente lanciò la Pra’ Folgore nei campionati dilettanti, favorendo poi la fusione con la altra squadra: l’ Edera per costituire l’ attuale Praese 1946 Mancato Don Pironi alla fine del 1977 gli successe; cosa assai rara per un curato rimanere nella parrocchia d’ origine. Divenuto amministratore del Pio Lascito Piccardo-Sciallero-Mantero, fondò una casa di accoglienza per ragazze madri e di assistenza per bisognosi affidandola alle suore Missionarie della Carità (le suore di Madre Teresa di Calcutta), un faro di accoglienza del nostro ponente. Nella stessa costruzione aprì la cappella che si affaccia su via Fusinato un luogo di preghiera e raccoglimento sulla via principale dello “struscio praese”. Da pochi anni, nei terreni del Pio Lascito, è nata la Cooperativa Don Giorgio Parodi che produce prodotti agricoli biologici a Km 0. Oltre alla sua missione sacerdotale della parrocchia si interessava molto alla vita sociale di Pra’: di origine contadine aveva un bel rapporto con le famiglie dei villen dialogava con tutti, dalla piana del basilico fino a Torre Cambiaso, se c’erano dei problemi di carattere burocratico aveva sempre per loro un consiglio. Fu il primo che portò alla ribalta il prodotto principale di Pra’: il basilico. Nel 1992 istituì per questo la sagra del pesto e del basilico con una gara di Pesto al mortaio; al vincitore come premio un piccolo mortaio d’oro. Affiancò anche una mostra del bestiame che si svolse per diversi anni sulla fascia di rispetto, ancora in costruzione. Un suo merito fu quello di avvicinare le due anime sociali dei praesi , tipiche del dopo guerra: i bianchi e i rossi, col suo modo di fare schietto, diretto e diplomatico entrò in simpatia e vederlo fermarsi a parlare fuori e dentro la sede del Partito Comunista in via Fusinato era normale.  Quasi come Don Camillo, partecipe dei problemi sociali dell’ area praese insieme al presidente di circoscrizione Ginetto Parodi (Peppone) negli anni 80-90 intraprese molte azioni in comune per difesa dell’ ambiente e del lavoro; contro la chiusura della Fonderia San Giorgio, celebrò la messa di Natale all’ interno della fabbrica occupata. La sala polivalente sotto la chiesa (tradizionalmente utilizzata per riunioni pubbliche) il Don l’ha sempre messa a disposizione della popolazione; quante assemblee per i problemi del ponente: il porto, la fascia di rispetto, il dopo alluvione … e ora i cassoni! Fu promotore dopo anni di oblio della sagra di San Pietro, così ritornarono le bancarelle e i fuochi d’ artificio la sera della festa del Santo. Anche la ricostruzione della cappellina votiva sul ponte alla foce del torrente San Pietro, distrutta dall’ alluvione del settembre 1993 prese il via da lui.  Il Don, persona dinamica ed effervescente superò anche una brutta malattia destando stupore. Nel 1989 dopo accertamenti gli fu diagnosticato un tumore maligno a un rene, l’ operazione non andò a buon fine, iniziò un calvario tra ricoveri e dimissioni. Queste vicissitudini vennero a conoscenza del gruppo di suore Benedettine della Provvidenza di Ronco Scrivia. Le suore iniziarono quotidianamente a pregare per lui rivolgendosi alla fondatrice dell’ ordine; la beata Benedetta Cambiagio Frassinello, nata anch’essa a Langasco. A un certo punto don Giorgio guarì inspiegabilmente, lasciando i medici stupefatti e sorpresi. Un miracolo! Per questo partì un’ inchiesta ecclesiastica e dieci anni dopo fu canonizzata la fondatrice della congregazione, nominata santa da Papa Giovanni Paolo II nel 2002. Superato questo scoglio il Don, nominato Monsignore, ritornò in sella  e fino al 2004 guidò la parrocchia, vi rimase per 40 anni, un record credo imbattibile. Fu destinato ad incarichi curiali, ma i parrocchiani attaccati a lui contestarono duramente il Cardinale Bertone che venne a Pra’, un sabato affrontò a muso duro i parrocchiani e a giugno 2004 l’ebbe vinta; Don Giorgio ubbidì, lavorò in Curia ma rimase in Pra’ a seguire le Suore di Calcutta e alcuni progetti da lui iniziati tra cui quello della chiesa di Nostra Signora della Speranza da lui fortemente voluta, per dare alle famiglie contadine della zona di Torre Cambiaso un luogo per celebrare la messa domenicale,che dai tempi dei marchesi Cambiaso era celebrata nella cappella della Torre. A fine anni 90 il vecchio maniero fu acquistato e trasformato in albergo. Persa la cappella patrizia Don Giorgio celebrava tutte le domeniche la messa su un prato nei pressi della Torre. Per questo acquistò un terreno sotto la Torre. Costruì la chiesa e celebrò la prima messa nel 2010, ma non vide l’inizio dell’opera della campana, morì prima a 73 anni il 21 febbraio 2013 lasciando a Pra’ un vuoto enorme. Se il nome di Pra’ dopo anni di oblio esiste e resiste lo si deve a lui. Sabato 25 febbraio verrà ricordato a dieci anni dalla scomparsa con una messa e il salone polivalente sarà a lui intitolato.  In Pra’ abbiamo la via dedicata a Don Pironi,passati gli anni canonici per la toponomastica dovemmo pensare a una nuova via o piazza nominata al giovane curato da Langasco, che buona parte dei praini ha conosciuto ed apprezzato.