Elis@Provinciali –
A seguito del rinvenimento del container al tetrammonio fluoruro, la Capitaneria di Porto aveva immediatamente emesso un’ ordinanza di divieto assoluto di circolazione nello specchio acqueo prospicente l’area interessata, ovvero il bunker PSA ed il sesto modulo del bacino di Pra’, per una distanza di sicurezza di 600 metri.
Come ci ha cortesemente spiegato il Comandante Monetti, interpellato telefonicamente dal nostro giornale, <nei giorni successivi, il Nucleo Artificieri della Regione Liguria ha effettuato una serie di nuove campionature sui materiali in oggetto, provvedendo ad isolare le sostanze detonanti , dai componenti chimici che avrebbero potuto provocarne l’esplosione. I campioni sono risultati omogenei ed è accertato che non sussistono più i fattori di pericolo che hanno determinato l’ordinanza restrittiva, che pertanto è stata successivamente abrogata.>
Ripristinata la navigazione, il container resta custodito nell’area dedicata del PSA, e per ulteriore tranquillità, Antonella Campanini, responsabile delle relazioni esterne, ci ha prodotto in visione con grande disponibilità, il carteggio relativo all’episodio. Tutto si conclude bene allora?
Beh veramente non completamente, perché le indagini della Procura hanno nel frattempo individuato due persone, iscritte nel registro degli indagati, ovvero i responsabili sia dell’azienda che ha effettuato la spedizione, che della ditta destinataria del carico.
Sembra che questi ultimi abbiano dichiarato di non esser stati consapevoli del rischio, ammettendo di utilizzare effettivamente tali sostanze nel corso della realizzazione di prodotti farmaceutici.
Gli agenti della Polizia di Frontiera, in collaborazione con la Digos, continuano ulteriormente le indagini, il reato ipotizzato è “Attentato alla sicurezza dei trasporti”.
Alcune considerazioni si impongono: il pericolo immediato è stato scongiurato ed il percorso di sicurezza nel bacino portuale di Pra’ ha funzionato, con la collaborazione e la sorveglianza di tutti i soggetti preposti, ma il cittadino della strada si chiede : Cosa sarebbe accaduto se non vi fosse stato un tempestivo riconoscimento del carico? Il rischio è stato forte, in primis per i lavoratori dello stesso terminal.
Inoltre, le variazioni alla viabilità determinate dalla tragedia del ponte Morandi, non escludono del tutto il passaggio di Tir portacontainers in prossimità dei centri abitati, e la gente si domanda sempre più perentoriamente se può stare tranquilla, un simile episodio potrebbe ripetersi.
Alcune persone intervistate sull’argomento chiedono se sarebbe fattibile esaminare i containers prima dello sbarco, ovvero predisponendo un sistema di scannerizzazione già sulla stessa gru che effettua la discesa a terra…in caso di pericolo, si rispedisce al mittente il carico, senza autorizzare l’ammissione nel Porto di Pra’! E’ di solare evidenza che la sciagurata progettazione di un bacino con fortissimo movimento di traffici internazionali, configurato vicinissimo al centro abitato, fa temere, a ragione, per la sicurezza di coloro che abitano a Pra’ ed immediate vicinanze.
Sono domande che, per il momento ancora non hanno trovato risposte adeguate, anche se si avverte una maggiore sensibilità alle tematiche per un Porto ambientalmente sostenibile, che erano mancate del tutto in fase di ideazione, nei lontani anni 60/70.
Ce lo auguriamo tutti, che la consapevolezza maturi e cresca, per una coabitazione armoniosa e sicura porto/città.
Ma se quel coso esplodeva hai voglia che casino…abbiamo appena avuto 43 morti a a Genova, come minimo sarebbero stati altrettanti se non di più. Ma è possibile rischiare sempre in questo modo?
Lode alle Forze dell’Ordine preposte allo scopo, per aver agito tempestivamente! Speriamo che la consapevolezza dei rischi che corrono i cittadini di Pra’/Palmaro, così vicini al porto, cresca sempre di più! Dobbiamo assolutamente arrivare ad una convivenza con il porto, più sicura e vivibile possibile! Ci rendiamo conto che la priorità è far ripartire Genova, dopo la tragedia Morandi, ma i problemi già esistenti vanno comunque risolti, per il bene di tutti!
Grazie per l’informazione…il grave di detto problema è che nessuno è in grado di giudicare o fa finta di non sapere la pericolosità dei depositi presso i centri abitati.
Forse (anche se si trattasse di esagerato allarmismo), sarebbe comunque opportuno, per l’assoluta tranquillità, fare spostare la sede di detti container in zona più sicura, perché penso, per questioni di interesse nessuno ci dirà mai la verità.
Il problema a monte è che esistono dei materiali molto pericolosi che necessitano di essere depositati in qualche posto, quindi controllarli con sensori prima del deposito a terra, ha poco senso.
La soluzione l’ho esposta prima ovvero collocarli il più distante possibile dalla abitato prima che avvenga l’irreparabile.!
La Storia ci insegna!