Compreresti da lui un auto usata ? Riflessioni storiche e filosofiche sulle prospettate espansioni portuali a ponente

Guido Barbazza –

(Presidente del Municipio 7 Ponente Pegli-Pra’-Voltri; scritto a titolo personale)

Dopo mesi e mesi di ricorrenti esternazioni sui media da parte di personaggi e personalità, politiche e anche non, competenti ed esperte e anche non, di idee su come intervenire sulla portualità genovese, in particolare attraverso l’espansione del Bacino Portuale di Pra’, è opportuno e doveroso fare qualche ragionamento. In stato di razionale e ragionato equilibrio tra la mia ultra-decennale esperienza di executive, ingegnere ed imprenditore internazionale del settore marittimo-industriale-portuale e la mia altrettanto lunga e diretta conoscenza delle complesse e dolorose vicende relative al Bacino Portuale di Pra’, provo perciò ad analizzare asetticamente i tre aspetti fondamentali della questione.

I – Metodo: trattandosi di tematiche complesse ed impattanti, spicca la totale mancanza di una condivisione preventiva tra i proponenti, attraverso chi ha responsabilità in materia, (cioè l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale) e i rappresentanti istituzionali dei territori e dei cittadini che sono interessati, ed in particolare il Municipio di riferimento, che ne è l’espressione più vicina e diretta. Così facendo si compromette fin da subito il dialogo e la collaborazione, inducendo i cittadini, e lo stesso Municipio, a porsi subito in una posizione di diffidenza e contrarietà, facendo riaffiorare alla memoria le dolorose esperienze del passato. Nel caso del Bacino Portuale di Pra’ (che, a fronte della sparizione di una delle più belle spiagge della Liguria, ha visto i cittadini locali sopportare quarant’anni di discarica, lavori, inquinamento, deprezzamento degli immobili, etc. etc. e solo alla fine vedere realizzate opere di mitigazione e compensazione, peraltro ancora né completate, né sufficienti), memorabili furono il “vi costruiremo un porto meraviglioso”, imbarazzante slogan di un Presidente dell’allora Consorzio Autonomo del Porto di Genova, e il truffaldino “si creeranno 5.000 posti di lavoro per i praesi”, dei caporali locali dell’allora “Partito”. Ricordando anche lo scempio ambientale del porto petroli a Multedo e la vicenda di grande attualità dei cassoni al porto di Pra’, davanti a Pegli Lido, covata già dal 2019 e oggi tirata fuori a cose già decise e programmate, viene in mente la celebre vignetta di Forattini, (re-make di un manifesto elettorale anti-Nixon del 1960), che recita un ironico “compreresti da lui un’auto usata?” raffigurando quale improbabile venditore di una scassata utilitaria un tal Arafat. E’ singolare che qualcuno possa immaginare di poter ripetere, con le stesse, se non peggiori, modalità, gli scempi del litorale del ponente avvenuti negli anni ‘60/’70.

II – Merito: considerato che solo adesso è stato deciso di partire in fretta e furia con la costruzione della nuova diga di Sampierdarena, con decenni di ritardo, dopo che tutti gli altri principali porti europei si sono già attrezzati, bene e da anni; che il lay-out del porto di Genova, per tutta una serie di motivi, risulta oggi un “puzzle” ben lontano dall’ottimale e dal pieno sfruttamento della sua potenzialità; che l’unico bacino portuale a Genova nel quale possono accostare le grandi navi portacontenitori è quello di Pra’, solo perché il suo progetto, concepito errato e obsoleto è stato poi, in extremis, grazie alla Divina Provvidenza modificato in corso d’opera, meglio evitare scelte affrettate o, peggio ancora, imposte. Prima di esternare, prima di decidere sopra tutto e tutti, bisogna fare valutazioni approfondite, professionali, e ponderare bene parole e azioni. Tra le varie cose, per verificare i livelli di sfruttamento del potenziale esistente, per identificare i “colli di bottiglia”, per una sana analisi “SWOT”, per accertare se per il nostro territorio scaricare e caricare ulteriori container sia l’attività di massimo interesse e valore aggiunto per la collettività; per valutare le reali ricadute future in termini di occupazione alla luce dell’imminente automazione delle operazioni portuali; per fare simulazioni idrodinamiche per valutare gli influssi delle opere portuali sui litorali limitrofi; per evitare concentrazioni di transiti ed emissioni, eccessive ed insostenibili e, “last but not least”, per cogliere occasioni per allontanare il porto dalla città, riportando il mare dove è stato scriteriatamente rimosso, tenendo sempre ben chiaro il concetto di armoniosa coesistenza “win-win” con i territori e i cittadini. Se non esiste un chiaro equilibrio tra interessi del porto e dei cittadini che lo fronteggiano, in una città come Genova non si va più da nessuna parte.

III – Etica e Giustizia: da quando, nel 1926, i comuni limitrofi vennero accorpati alla Città di Genova (non certo a seguito di un referendum democratico, ma per decisione dittatoriale fascista indotta dalla borghesia genovese affamata di spazi per espansioni portuali e industriali) si è assistito ad uno squilibrio sempre più grande della qualità della vita tra le zone di levante e di ponente, per precise scelte politiche centrali. Vennero così devastati gli splendidi litorali di Pra’ e di Multedo di Pegli, condizionando comunque negativamente anche quelli limitrofi di Pegli e di Voltri, e le colline deturpate con depositi petroliferi e invivibili mega-quartieri popolari. Una situazione che necessita di una inversione di tendenza e di un saggio ed equo riequilibrio ponente-levante. Pertanto delude non poco, in quanto “cosa non buona e non giusta”, che oggi i cittadini del Ponente debbano apprendere dai media di “entità” che vogliono “portare le riparazioni navali a Multedo”, “spostare il Porto Petroli davanti a Pegli Lido”, “spostare il terminal container SECH a Pra’”, e “ampliare il porto container a Pra’”. Così facendo, al di là di altre considerazioni, si mina ulteriormente la già precaria coesione della città, fornendo validi argomenti a chi, nelle delegazioni ponentine, ancora oggi sogna il ritorno agli antichi comuni di Pegli, Pra’ e Voltri.