Buscar el Levante por el Ponente! La surreale vicenda dei cassoni diga a Pra’

Alessio Ponte –

Che relazione c’è tra il celeberrimo motto usato da Cristoforo Colombo per convincere finanziatori, equipaggi e genti che fosse possibile approdare alle Indie, facendo rotta verso ponente, il Porto di Pra’ ed il Ponente di Genova?

Probabilmente nessuna, o meglio è solo un gioco di parole per sottolineare la differenza tra la scelta vincente e visionaria del celebre navigatore genovese e quella miope e incomprensibile dell’Autorità di Sistema Portuale che, invece di realizzare i cassoni per la nuova diga di Sampierdarena alle aree ex-ILVA, deserte ed inutilizzate da anni, di fronte al sito di costruzione, lontane e quasi invisibili dalle abitazioni cittadini, vorrebbe farli al Bacino Portuale di Pra’, sotto le finestre di mezza Pra’ e Pegli, dovendo poi rimorchiarli verso ponente, girando davanti alla spiaggia di Voltri e a quella di Vesima, per poi ritornare indietro verso levante, appunto. Rendendo difficile e complicata una cosa facile. Riducendo gli spazi operativi e sconvolgendo le attività della società “Nuovo Borgo terminal Container”, che sarebbe costretta a licenziare decine di dipendenti. Piazzando un immenso cementificio, destinato ad operare per anni ed anni, se non per decenni, emanando rumore e polveri, proprio di fianco al nuovo “Parco delle Dune”, ancora in costruzione da parte della stessa AdSP. Disintegrando in un solo, scriteriato, atto, oltre un decennio di pace e collaborazione tra porto e città a Pra’, e la stessa visione di “Porto Amico”.

Eppure, già nel 2017, la FondAzione PRimA’vera aveva lanciato l’idea di completare il “Waterfront Praese” realizzando il Parco delle Dune e dando naturale prosecuzione al Parco della Fascia di Rispetto proprio lungo il lato di levante del sesto modulo del Porto di Pra’ (che ora AdSP vorrebbe improvvidamente occupare in buona parte con i “cassoni”).

L’idea piacque da subito anche al sindaco Marco Bucci che fece condivise e suo il progetto della FondAzione e, tra le varie cose, proprio in una sua visita nel 2018 con la sua Giunta Itinerante a Pra’, disse “….Abbiamo chiesto al Porto la concessione di tutta un’area lungo la pista ciclopedonale, alla cui sommità di levante è possibile ammirare tutta la città: faremo un’area ricreativa, zona picnic e ristoro, recuperando un rapporto con l’acqua diretto, in una dimensione di eccezionale qualità.”

Oggi, il parco delle Dune sta prendendo forma, ed anche la realizzazione della prosecuzione della fascia di Rispetto sembrerebbe “alla portata” e per di più a costo pressoché zero per l’amministrazione comunale. Nuovo Borgo Terminal Container (NBTC), infatti, raccogliendo l’idea di FondAzione e sposando il concetto di “Porto Amico” ha sviluppato un progetto per la realizzazione, a propria cura e spese, del progetto “Waterfront Praese” , ivi incluso il ponte ciclo-pedonale sul Canale di Calma, nell’ottica complessiva di poter disporre di spazi aggiuntivi per le proprie attività di stoccaggio e riparazione container e di consolidare la presenza sul territorio di una realtà che oggi da lavoro a 50 persone grazie all’estensione sia nella dimensione sia nella durata, della relativa concessione demaniale, così come dichiarato dal suo Presidente Salvatore Prato.

Le recenti notizie trapelate a mezzo stampa cittadina relative alla volontà di AdSP Mar Ligure Occidentale di realizzare l’area di costruzione dei cassoni per la nuova diga di Sampierdarena (realizzando di fatto l’ennesima servitù sul territorio di Pra’) pongono nuovamente l’attenzione su una modalità di gestire la Cosa Pubblica che sembra provenire dritta dritta dalla Prima Repubblica, fatta di decisioni prese a tavolino, lontano dal territorio su cui queste decisioni impattano, con valutazioni costi/benefici quantomeno superficiali e soprattutto senza alcun rispetto sulla qualità dei vita dei Cittadini, non degnandosi minimamente di considerare “nel pacchetto”, alcuna opera di mitigazione e contropartita.

Se si considera l’impatto devastante di questa ipotetica decisione, peraltro mai condivisa, né comunicata ufficialmente, sul progetto del prolungamento delle dune e della passeggiata lungo il lato di levante della piattaforma portuale, ed alla luce della possibilità di utilizzare aree ex-Ilva a poca distanza dal punto di posizionamento dei cassoni, e comunque, essendoci valide alternative in altri siti, le domande (come dicevano in una famosa trasmissione di Rai 3 che si occupava di malgoverno della cosa pubblica) sorgono spontanee:

Considerando il fatto che da decenni gli altri porti importanti del mondo si sono attrezzati con rapidità e successo per ospitare le grandi navi portacontenitori (e quelle passeggeri), mentre il porto di Genova “dormiva”, e si trova oggi a dover rincorrere maldestramente per adeguare l’infrastruttura portuale di Sampierdarena, costruita negli anni ’30 e tale rimasta, lanciando un “dibattito pubblico” quantomeno discutibile, con un percorso sconsolante fatto di “stop & go”, di gare deserte, di dubbi e critiche da parte della comunità portuale, addirittura di un consulente esperto in opere portuali che si rifiuta di seguire l’opera, eccetera, eccetera, eccetera, ci si può fidare sull’ “assennatezza” della scelta del sito di Pra’ per la costruzione dei cassoni ?

Considerando il fatto che per un’opera gigantesca con grandi incognite tecniche e progettuali che avrebbe dovuto essere completata in circa 5 anni già oltre un paio sono passati senza che l’opera sia stata neanche assegnata, siamo sicuri che l’ipotetico cantiere/cementificio per i cassoni a Pra’ non resti invece a deturpare ed inquinare il nostro waterfront per decenni?

(Il precedente del porto di Pra’, realizzato maldestramente proprio dai predecessori degli attuali tecnici di AdSP, nell’allora “Consorzio del Porto di Genova”, con ripetute varianti sia progettuali sia in corso d’opera, un tempo di realizzazione biblico ed un impatto ambientale devastante sconcerta e preoccupa).

Perché per la costruzione dei cassoni non sono state valutate e percorse scelte diverse? Perché, ancora una volta, il Porto sceglie di penalizzare Pra’, ma anche il lembo di ponente di Pegli, per un’ennesima servitù invasiva ed inquinante? Perché una scelta di cotanto impatto non viene condivisa con i Cittadini e con la loro rappresentanza democraticamente eletta che è il Municipio? Soprattutto: vale la pena, con la scriteriata idea sui cassoni, mandare all’aria i rapporti tra Porto e Comunità locale in quel di Pra’ e nel Ponente Genovese, inducendo comitati e cittadini organizzati, a “dissotterrare l’ascia di guerra”, cancellando una dozzina di anni di “pace portuale” faticosamente costruita? Non sarà mica che, come spesso accade in casi simili, tutto questo sia provocato semplicemente dalla mancanza sia del coraggio di ammettere di essersi sbagliati, sia della esperienza e della leadership per gestire processi così complessi?

La domanda più importante, forse, va rivolta a chi risiede e vive il territorio: dopo i nefasti e dolorosi precedenti, si è ancora disposti ad accettare che la nostra qualità della vita sia decisa a tavolino, altrove, senza avere voce in capitolo?