La Redazione – riceviamo e pubblichiamo questo gradito contributo.
Francesco Provinciali –
“Chi salva una vita umana salva il mondo intero” (Talmud).
Il 6 marzo si celebra la giornata istituita dal Parlamento Europeo in memoria delle donne e degli uomini che nei momenti più bui della Storia hanno salvato molte vite umane dai genocidi dei totalitarismi, mettendosi in gioco al di là delle remore generate dall’ignavia e dall’indifferenza.
Penso che se i popoli della terra non dimenticassero “mai” quegli insegnamenti basterebbero meno parole per intendersi e vivere nel segno di una ritrovata concordia e di una ricomposta serenità.
Nella Storia ci sono stati proclami, trattati, convenzioni, accordi che nella loro voluminosa e ridondante previsione regolamentativa hanno articolato norme e prescrizioni poi largamente disattese: la sovrabbondanza delle parole crea sovrastrutture complicate che allontanano gli uomini dalla verità, costruiscono impalcature che sorreggono scheletri inanimati da un soffio di bontà interiore.
Oltre la verbosità delle ostentazioni linguistiche e dottrinarie resta la coraggiosa via dell’esempio e della dedizione personale.
Perché Oskar Schindler, Giorgio Perlasca, Giovanni Palatucci si prodigarono per salvare dalla Shoah migliaia di ebrei profughi o deportati nei campi di concentramento, fino a meritarsi il titolo di ”Giusti tra le nazioni”?
Perché nel loro cuore abitava il sentimento della bontà, i loro occhi non si voltarono altrove per evitare di soffermarsi su uno spettacolo di vergogna e umiliazione ma, incrociando gli sguardi di quegli esseri umani ormai privi di speranza, rivelarono a se’ stessi il senso vero della vita: tendere la mano, amare, fare del bene.
Perché anni dopo Madre Teresa di Calcutta si prodigò per la redenzione morale e materiale dei poveri diventando un esempio mondiale di amore e dedizione che le valse il premio Nobel per la pace?
Perché riuscì a domare la ribellione della sua anima di fronte a tanta sofferenza e a trasformarla in una straordinaria energia interiore che, a dispetto della fragilità della sua condizione fisica e del suo aspetto minuto e macilento, rivelò la forza incredibile della sua determinazione che diventa ancor oggi monito e richiamo alle nostre indolenze, ai nostri effimeri turbamenti mondani, alle nostre debolezze.
La forza dell’amore spinse queste e molte altre persone a mettersi in gioco, a dare un senso preciso a quella parte della loro esistenza che non poteva non essere condizionata dalla folgorazione di un incontro, dalla possibilità di un gesto, di una scelta coraggiosa, di una decisione che dipendeva solo dallo slancio dei sentimenti, dalla consapevolezza morale e dalla volontà di fare.
Ma quella svolta fu resa possibile nella mente e nell’anima di chi se ne rese eroico protagonista, e può ripetersi ogni volta in ogni gesto di amore e di bontà, proprio grazie alla straordinaria potenzialità emotiva e spirituale che abita nel cuore di ogni uomo e che rivela con rinnovato stupore quanto sia grande e ancora inesplorata la via che porta alla verità e al bene.
Grandissimo Francesco,come sempre ti sai esprimere con grande sensibilita’ e un linguaggio giornalistico da prima pagina.Sai volare alto,come sempre.
Bella riflessione, ricordare è un dovere. Dimenticare un delitto.
Peccato che le ricorrenze poi vengano dimenticate, insieme al bene fatto dagli uomini “giusti”.
Anche io ringrazio per questo bell’intervento.
La via della verità, della giustizia e del bene comune non è mai una strada sbagliata. Dovremmo pensarci e parlarne più spesso.
In confronto a certi politici di oggi … questi sono stati veri eroi.
Come sempre, il piacere di una lettura che coniuga al meglio conoscenza e sensibilità. Ci si augura, caro Francesco, di leggerti e riflettere più spesso.
Uno spunto per riflettere e migliorarsi, espresso con efficacia ed onesta’ intellettuale…ci si sente stimolati a fare, nella nostra vita, esempio e modello di questi “giusti”, anche nelle piccole cose quotidiane.