Elisa Provinciali— Benvenuti all’inferno, quattro per quattro metri di stanza, che racchiude tutto il mondo di Jack, 5 anni appena compiuti e la sua Ma’. Il loro reciproco amore e la complicita’ che li lega, mitigano l’orrore di questo spazio /prigione, dove vivono rinchiusi, la ragazza, rapita e segregata giovanissima da uno psicopatico, da sette anni, ed il piccolo, frutto della violenza, dalla sua nascita…incredibile a dirsi, il film e’ tratto da una vicenda vera, dove la realta’ supera la fantasia e pone, da subito, lo spettatore, in uno stato di tensione claustrofobica.
Il feroce istinto protettivo della madre ha impostato i loro lunghi giorni , con metodico rigore: la ginnastica, la pulizia personale, i giochi, i compiti, la televisione: tutto fila liscio, per il piccolo Jack, ogni oggetto dello squallido cubicolo e’ suo amico, parte fondamentale della vita che la sua Ma’ ha dovuto inventarsi, per crescerlo senza dolore: la televisione è fatta di colori e cose finte, il mondo è costituito solo da cio’ che li circonda, Stanza e Cosmo (uno spicchio di cielo dal lucernario); tutto sommato, il bambino ha una sua serenita’. Solo quando, la sera , Old Nick arriva con il cibo e si infila a letto con Ma’, Jack sa che deve stare chiuso nel suo rifugio, Armadio.
Ma, prima ancora che Jack abbia la possibilita’ di farsi domande sulla loro situazione, cominciano accenni di tensione e Joy, la giovane madre, si rende conto che il fragilissimo equilibrio nel quale hanno vissuto finora potrebbe sconvolgersi da un momento all’altro e cosi’, annuncia la verita’ al figlio: esiste un “fuori”, c’e’ un mondo che li aspetta, e tutte le immagini della tv lo rappresentano, devono fuggire per raggiungerlo. “Sai, ti ho detto una bugia perche’ eri troppo piccolo per capire!”. Una rivelazione inaspettata…
Regia e sceneggiatura, quest’ultima peraltro realizzata da Emma Donohgue, autrice del best sellers da cui è tratto il film, ci mostrano la lotta interiore che il bimbo deve fare per comprendere concetti tanto nuovi e sconvolgenti: il piano per la fuga e’ pazzesco, ma e’ l’unico possibile, solo Jack può uscire, con una finzione, a chiedere aiuto. Iniziano le prove: primi piani intensi, vocina fuori campo, sguardi duri di Joy: la madre gli affida un compito immane, quasi disperato, per un bimbo cosi’ piccolo, nelle mani del rapitore, ma dal momento fatidico della liberazione, il film acquisisce un diverso registro, mostrandoci la realta’ e gli avvenimenti con lo sguardo di Jack. Se la telecamera, posizionata “in immersione”, nella prima parte, indugiava all’interno di quattro mura, adesso, improvvisamente, lo spazio si dilata a dismisura, ci sono personaggi, gli agenti di polizia, i dottori, i nonni, ed ambienti nuovi, tutto è diverso e possiamo solo immaginare cosa passi nel cervellino del bimbo, che non si stacca dalla sua Ma’.Tutto scorre velocissimo intorno a lui, tutto è “altro” da ciò che conosce da quando è nato.
La realtà va centellinata a piccole dosi, madre e figlio sono preda di uno shock benefico, ma dirompente, che portera’ Joy a soffrire di forte stress post-traumatico, mentre ogni giorno sara’ una conquista per la mente ed il corpo di Jack: sapori, odori, rumori, luci ed ombre, contatti, esperienze e soprattutto, un tenerissimo rapporto con i nonni, che contribuiranno molto al loro adattamento: processo lungo, non privo di sofferenza, (possiamo solo immaginare quanto e come), ma necessario per affrontare una nuova vita.
Un film bello e coinvolgente, gia’ vincitore al Toronto Film Festival, diretto con mestiere e sensibilita’, ricco di sfaccettature e potentissimo nell’evocare la forza della mente umana quando vuole piegare la realta’: la madre Joy mi ha ricordato il papa’ Benigni di ”La vita e’ bella”, nel suo raccontare al figlio la loro esistenza come “normale”, cercando anche momenti divertenti e proteggendolo sempre dalla sofferenza fisica ed interiore. Il piccolo Jack infatti appare, pur nella sua vulnerabilita’, ed in un vissuto anomalo, dotato di determinazione ed equilibrio, grazie alla madre.
Brie Larson ed il piccolo Jacob Tremblay sono una rivelazione di bravura, espressivita’, realismo ed interagiscono con tempi ed intesa perfetti, passandosi vicendevolmente il testimone di un’interpretazione assai convincente.
Resta nello spettatore una riflessione sui rapporti 
umani, che a volte sono improntati all’isolamento, all’indifferenza verso il prossimo, in nome del “farsi i fatti propri”: casi inquietanti come quello narrato, con rapimenti e segregazioni anche lunghissime, avvenute nel pieno di centri abitati, addirittura adiacenti a case, giardini, strade, dove il passaggio è intenso, ricorrono spesso nella cronaca e, quando avvengono i ritrovamenti, ci chiediamo come sia potuto accadere che nessuno abbia mai visto o sentito nulla.
Difficile crederci, eppure un nascondiglio o una prigione potrebbe essere celata vicino a noi, nel nostro quartiere, e questo pensiero risulta molto, molto sconvolgente…
Ehm, ehm ma non ci sarebbe qualcosa di più tranquillo per Pasqua e dintorni?
Prà ha già tante disgrazie … ci manca anche la claustrofobia. Condivido in pieno l’ultimo commento di Elisa: la gente a volte è di una indifferenza glaciale. Viviamo tra sconosciuti e qualcuno di loro è un mostro. Magari lo sappiamo ma facciamo finta di non vedere. Come le tre scimmiette: non vedo non sento, non parlo. Anzi per dirla meglio: NUNSACCI!
Caro Alex, se proprio non vuoi il dramma, attualmente, Pasqua e dintorni, la programmazione offre “Kung fu panda”!
Ma ROOM è un film da vedere, ovviamente a parer mio…poi, se vogliamo fare come le tre scimmiette che citi argutamente, o preferiamo pellicole un po’ piu’ spensierate, ognuno è libero e padrone. Cmq grazie per il simpatico commento e la condivisione:-)
Miracoloso il modo in cui questa mamma riesce a costruire un mondo da vivere fra gli angusti confini di quattro mura e ancor più emozionante (e tenero, prende il cuore) il rinascere a nuova vita di questo bimbo sopravvissuto all’orrore grazie al solo amore capace di tutto. A tratti inquietante, ma bello, struggente e in fondo trascinante.
Chapeau alla nostra critica di famiglia, sempre brillantemente sul pezzo!
Il film deve essere senz’altro molto bello, lei la protagonista molto brava, il tutto come hai detto tu ben diretto . Io non l’ho visto ma ho capito molto dalla tua recensione che è tutto ben equilibrato , toccante. Purtroppo queste cose accadono sempre più spesso e senti sempre di povere ragazze costrette in schiavitù dai loro carcerieri, che tante volte sono i loro stessi padri…Non penso di andare a vederlo, in questo momento con tutte le cose terribili che ci circondano ho voglia di qualcosa di spumeggiante, spiritoso che mi possa far sorridere per un poco. Brava
Il film è ben fatto e coinvolgente. Sapere che è tratto da una storia vera emoziona e fa riflettere sul mondo di oggi che sembra tanto libero ma nasconde prigioni così assurde. Attraverso gli occhi bellissimi del bambino riscopriamo la bellezza della vita. Sempre grazie per le tue recensioni accurate!
Caspiterina, Elisa….hai nuovamente reso perfettamente , con i tuoi commenti scritti in modo esemplare, i sentimenti e le tortuose vicende dei personaggi…ti confesso che forse non vedrei il film , per non uscire dal cinema più triste e più appesantita ….anche se rispecchia la realtà, che spesso è peggio di quella rappresentata…..
Comunque onor alla tua penna, sempre gestita in modo sopraffino….
Grazie di cuore, care amiche Alfia, Nadia e Nadiula…i vostri commenti cosi’ positivi mi stimolano a proseguire nelle recensioni sul sito, anche per valorizzare, come ho piu’ volte detto, il nostro “Cinema Palmaro”.
State comunque tranquille, se vi capitera’ di vederlo, la tensione è spesso stemperata ed il finale lieto conclude bene la storia!
Non tutti i film sono da vedere ogni tanto la critica dovrebbe essere un poco più… “critica”.
Un conto è presentare un altro raccomandare di andare a vedere un film. Non capisco poi quelli che dicono che il film è interessante…. senza essere andati a vederlo…Tanto vale ripartire da Stanlio e Ollio o da Ciccio e Ingrassia…Anche quelli erano belli…. ma…bisogna educare la gente al gusto estetico e al discernimento…. Comunque grazie del reportage.
Se un film non mi piace, non faccio la recensione del tutto:-)
Non e’ nel mio carattere dire “Questo è brutto, non va bene ecc.ra”.
Preferisco parlare di una esperienza positiva.
Brava Elisa, come sempre, con sufficienti dettagli che riassumono la trama del film senza svelarne i colpi di scena o il finale, hai interessato sicuramente il lettore che sentirà il desiderio di recarsi al cinema. Hai messo in evidenza le varie tematiche e le caratteristiche dei personaggi, argomentando il tutto secondo il tuo punto di vista e senza influenzare positivamente o negativamente chi legge la recensione.Il film e’ interessante dal punto di vista psicologico, tremendo e bellissimo allo stesso tempo e la recensione ne evidenzia l aspetto emotivo, rilevando quanto il vissuto della madre e del bambino potrà influire sulla loro vita futura. E da qui la necessità di accompagnare il piccolo verso un percorso di ascolto ed elaborazione per gestire al meglio il disagio psicologico a seguito del trauma subito.E ancora una volta i miei complimenti Elisa per la tua recensione chiara, leggera, interessante.