8 Marzo – Un caffè per le donne

Anita Ferrantin –

Martedì 8 Marzo è stata la giornata internazionale dedicata alle donne. Per ricordare le donne vittime di violenza è stato scelto proprio questo giorno perché è una data storica. Infatti nel marzo del 1857 a New York è andata a fuoco una fabbrica con all’interno molte donne e ragazze che non hanno avuto la possibilità di fuggire, dato che per non farle scioperare erano state chiuse dentro la fabbrica. Per commemorare questo tragico evento siamo andate in Piazza De Ferrari, assieme al Dirigente Scolastico Luca Goggi, la Collaboratrice Carmela Costantino e alcune insegnanti, alla manifestazione intitolata “Un caffè per le donne”. Abbiamo ascoltato un importante discorso, fatto dall’assessore delle pari opportunità Simona Ferro, riguardo a molti aspetti che ancora oggi sono presenti nella società moderna; per esempio la differenza salariale, il femminicidio, la disoccupazione delle donne e molti altri. Ci sono stati molti interventi interessanti, tra i quali anche quello di Barbara Bavastro, la coordinatrice regionale di Wall of Dolls. Questo movimento nasce a Milano, in Via De Amicis, e rapidamente si è fatto conoscere in molte città A Genova nei giorni scorsi è stata aperta una nuova sede a Boccadasse. Il nome del movimento ricorda la bambola, uno dei simboli femminili più famosi, ma in questo caso il significato è opposto, cioè “non siamo solo delle bambole”. Questi muri servono a sensibilizzare le persone riguardo al femminicidio e alla violenza domestica. Infatti in molte città d’Italia sono state ricoperte intere facciate, con sopra una bambola per ogni ragazza e donna che è riuscita a uscire da questa situazione difficile, oppure che è stata uccisa. Ognuno può appendere un dipinto, un cartellone o qualcosa che mandi un messaggio contro la violenza sulle donne. Davanti al Palazzo Ducale è stato allestito uno di questi muri e sopra ci sono dipinti e bambole di ogni genere. Ci sono passata davanti diverse volte e mi sono chiesta cosa significasse quella strana parete; ora che lo so, spero che la prossima volta non ci saranno delle bambole in più.