Pra’ e i Cristezzanti di Carloforte

Giuseppe Bruzzone –

Il 24 di giugno a Genova è festa, si celebra San Giovanni Battista iI Santo
Patrono, quello più importante avendo la città altri tre Patroni: Lorenzo, Siro e Bernardo. Due anni fà il 24 giugno 2021 alla fine della celebrazione del Santo Patrono nella cattedrale di San Lorenzo il Cardinale Mons, Marco Tasca ha benedetto un nuovo Cristo processionale, quello di Carloforte, cittadina sull’ isola di San Pietro in Sardegna nella costa sud occidentale del Sulcis. L’isola (l’uiza) è abitata dai discendenti dei tabarchini che parlano un genovese più rustico. Lì un gruppo di giovani cristezzanti carlofortini o tabarchini ha realizzato un sogno: quello di avere un Cristo processionale da portare nelle feste religiose nell’ isola e in Sardegna. Il Cristo Processionale dopo essere stato benedetto è rimasto nell’ oratorio di Multedo dei Santi Nazario e Celso, portato dai cristezzanti di Multedo ha partecipato alle varie processioni estive tra cui quelle della Guardia e di Santa Rosalia in Pegli. Poi in ottobre il Cristo ha percorso circa 800 km, la distanza che tra terra e mare separa Genova dall’ isola di Carloforte, accolto con una grande festa da tutti  gli isolani. La storia è singolare in quanto i carlofortini hanno sempre avuto un contatto con l’ Arciconfraternita di Multedo già dal 1700; chi era fratello nell’ isola di San Pietro era iscritto d’ ufficio anche a quello di Multedo come legame con l’antica terra d’origine. Nell’oratorio dei santi Nazario e Celso tuttora sono conservati le lettere che, nel settecento, i tabarchini inviavano ai loro confratelli di Multedo. Penso che la scintilla di tutto questo siano state le visite delle varie Confraternite liguri che si sono succedute negli anni per la festa patronale di San Pietro, a cui ha partecipato anche la nostra Confraternita dell’Assunta di Palmaro con due sbarchi a metà degli anni ‘80’ del secolo scorso (già raccontati in precedenza). Per realizzare il sogno i giovani carlofortini Efisio, Giovannino, Marco e Andrea dopo una raccolta popolare sull’ isola presero contatto con diversi fratelli di confraternite liguri e il priorato. Per questo si formò un gruppo coordinato dall’Arciconfraternita dei santi Nazario e Celso di Multedo, i confratelli si attivarono a contattare gli artigiani per la realizzazione del Cristo. Il gruppo di lavoro è riuscito superando anche il periodo del malo virus a realizzare un ammirevole Cristo processionale. Mentre i giovani cristezzanti carlofortini si allenavano con una croce grezza di 70 kg. all’ arte processionale seguivano con i mezzi telematici attuali le fasi della creazione del Cristo in terra ligure. Per i profani dei Cristi processionali ecco le particolarità dell’ opera : la crociera (cruxea) realizzata dal falegname Matteo Frandi di Santa Margherita Ligure è di legno di tiglio dipinta di noce scuro, intagliata dallo scultore Ezio Garbarino di Monteghirfo frazione di Favale Malvaro, autore della figura del Cristo e dei cantonali (canti), le tinteggiature sono di Carla Cipolla, i fiori dei canti e del titolo sono stati realizzati da Emanuele Montaldo e Alessandro Cervetto, Priore e confratello di Multedo. Dentro al Titolo (o cartella) posto sopra
la testa del Cristo la scritta I.N.R.I. è realizzata con rametti di corallo provenienti dall’ isola, sopra la scritta al centro della croce c’è una piccola statuina rappresentante la Madonna dello Schiavo, la protettrice dell’ isola.
La cruxea ha incastonato la storia dell’ isola, sono presenti diversi dettagli
carlofortini: vi è un pezzo di ginepro vecchio di duecento anni di Carloforte; uno di ulivo dall’isola di Tabarka , uno di una vecchia botte di Calasetta, paese
dirimpetto sulla costa sarda sempre abitato dai tabarchini, e anche uno di
un’antica quercia da un cantiere navale di Nueva Tabarca in Spagna dove si
stabilirono diverse famiglie tabarchine, poi uno di olivo del Monte Oliveto di
Multedo sede della Arciconfraternita dei Santi Nazario e Celso e uno di antico
mirto della Val Varenna, da cui ha origine il nome Multedo. Nel pessino
(pesin), il terminale inferiore della crociera che va dentro il crocco, c’è lo stemma di Carloforte scolpito dal Garbarino sopra una conchiglia e circondato dalle onde del mare. Un capolavoro che racconta simbolicamente la storia e la fede della gente tabarchina. Il guppo dei quatto cristezzanti carlofortini è rapidamente aumentato a quasi 150 confratelli così il Cristo ha cominciato a partecipare alle processioni religiose della comunità tabarchina , e ora anche in terra sarda; la prima processione a fine maggio quella della Madonna d’ Itria a Portoscuso nella costa sud occidentale del Sulcis quasi di fronte all’ isola di San Pietro. Grazie a questo gruppo e ai confratelli di Multedo si può ora vedere uno spicchio di Liguria in terra sarda e la tradizione delle Confraternite iniziata nel Medio Evo, un insieme ricco di storia, fede, e solidarietà. Multedo e Carloforte e anche la Liguria si può dire che sono legati da un crocifisso. Sarà mica il caso di portare il prossimo anno i Cristi dell’ otoiu dell’ Assunta a trovarlo nell’ isola per la festa di San Pietro?